dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
Alla cena

Di Giulio Martelli
Nellโora della cena si verifica un passaggio. Il pane e il vino, senza nulla perdere dei loro anteriori significati riconosciuti, vengono investiti di un senso nuovo. In virtรน della parola che Gesรน dice su di essi, parola che bisogna considerare creatrice, il pane e il vino significano adesso il suo Corpo e il suo Sangue. La fede della Chiesa dichiara che questo significato รจ efficace. Il pane e il vino, cioรจ, divengono effettivamente, realmente il Corpo e il Sangue; non genericamente, ma puntualmente, vale a dire il corpo dato e il sangue versato.
Se il pane diviene Corpo e se il vino diviene Sangue, correlativamente il Corpo si fa pane e il Sangue si fa vino. In breve, il Cristo si dร in cibo. La carne torturata e il sangue sparso, segniย della violenza predatrice degli uomini che si nutrono della vita degli altri si cambiano in nutrimenti pacifici, manifestando cosรฌ che la violenza umana รจ superata. Nella celebrazione della Cena, compimento della Pasqua di Israele, avremmo dovuto vedere lโAgnello sgozzato; vi troviamo invece il pane e il vino, lโofferta di Melchisedek, il quale si presenta appunto con offerte pacifiche, non con animali immolati: il pane e il vino sono nutrimenti ottenuti senza violenza. Il pane e il vino, cibo e bevanda di prima della passione, sono i nutrimenti del dopo la Resurrezione, la quale รจ, per un certo verso, la vittoria sulle condizioni omicide degli uomini. Ma il fatto che il frutto del nostro peccato apportatore di morte ci venga dato in cibo per la vita ci apre ad una rivelazione ultima: il peccato umano รจ disinnescato, Dio stesso รจ vero nutrimento della vita dellโuomo. In Gen 2 si vedeva giร lโuomo animato dal soffio vitale di Dio. LโEucarestia aggiunge qualcosa: Dio ci nutre della carne che noi gli abbiamo preso prendendoโฆ prendendo la carne dellโuomo, della carne cioรจ di cui noi ci siamo impossessati come Adamo aveva voluto impossessarsi dellโalbero per prendere il posto di Dio. Il posto di Dio รจ adesso la Croce che noi innalziamo.
Allโavvertimento di Gen 2, 17: โchi ne mangia, morirร โ, subentra la formula inversa di Gv 6, 58 โchi ne mangia, vivrร โ. Il frutto del peccato รจ divenuto, mediante il perdono, frutto della vita.
Cosรฌ lโomicidio proiettato contro la vita, la giustizia e lโamore รจ stato vano perchรฉ il Cristo risorge e la carne della resurrezione diviene nutrimento di una vita di risurrezione. Anche noi siamo morti: lโomicidio che abbiamo commesso, distruggendo la sorgente della vita, ha ucciso proprio noi. Il peccato รจ mortale in due sensi: uccide e la vittima e lโassassino. Pertanto โprendereโ il Corpo di Cristo รจ innanzitutto unโaccusa, lโaccusa che siamo stati noi ad uccidere quel Corpo e a versare quel Sangue.

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