Primavera Missionaria News. Dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
Catechesi e Preghiera “La sala da pranzo”

Di Giacomo Manzo
Canto iniziale: : Spirito Creatore
Esposizione eucaristica
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,12-24): (Lc 1,1-4): “12Disse poi a colui che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» . 15Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». 16Gli rispose:
«Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: «Venite, è pronto». 18Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse:
«Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi». 19Un altro disse: «Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi».
20Un altro disse: «Mi sono appena sposato e perciò non posso venire». 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone.
Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: «Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi». 22Il servo disse: «Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto».23Il padrone allora disse al servo: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena»”.
COM’È LA SALA DA PRANZO DI DIO
Nel capitolo 14 del Vangelo di Luca uno dei capi dei farisei invita a pranzo Gesù e questo fatto diventa per lui l’occasione per insegnarci l’arte del banchetto, cioè come si vive quell’azione che è la più importante, forse di tutte nella nostra vita. Mangiare, infatti, non significa solo nutrirsi, ma è anche il simbolo più autentico della comunione, perché è soprattutto nella convivialità che si manifesta la bellezza delle relazioni.
Non a caso, come vedremo, sia Gesù, che anche in genere tutta la Scrittura, usano il banchetto come paradigma del regno dei cieli e del paradiso. La prima indicazione che dà Gesù è quella di non invitare amici, fratelli, parenti e ricchi vicini perché, molto spesso, la nostra visione dell’amicizia, della fratellanza, della parentela e della vicinanza è condizionata dalla mentalità di questo mondo. Così il corrispettivo di quest’indicazione è quello di invitare invece poveri, storpi, zoppi, ciechi e così via. Si tratta di persone che rappresentano e simboleggiano la nostra missione. Cosa cerchiamo, infatti, nella vita? Cerco il mio servizio o la mia remunerazione? Cerco la mia missione oppure il mio tornaconto? Cerco l’amore con la sua felicità più vera oppure il piacere egoistico che presto o tardi finisce e lascia nel vuoto esistenziale? La Chiesa come casa con le porte aperte si vede soprattutto nel suo luogo più adibito alla comunione. Si potrebbe obiettare che l’amore per se stessi non è un male e che non si può vivere non guardando anche al proprio ritorno. Tuttavia, qui non si mette in discussione il nostro bisogno di essere felici, ma si tratta di comprendere e abbracciare, una visione dell’amicizia e della famiglia, secondo lo spirito, non secondo il mondo.
Proprio quando il cristiano ama tutti, specialmente i più bisognosi del suo amore, allora espande il suo io nella pienezza di Cristo, ricevendo la più grande ricompensa che è quella dell’amore stesso. Quando una persona entra nella sua missione, vive la sua chiamata specifica ad amare secondo il suo spirito, solo allora realizza veramente se stessa. Per il Vangelo “amare il prossimo tuo come/in quanto te stesso” sta a significare proprio che non c’è contraddizione tra l’amare il prossimo e se stessi poiché il nostro prossimo è parte del nostro io. Quante persone guariscono dalle proprie malattie spirituali proprio cominciando a vivere la propria missione e consumandosi nell’amore e nel dono di sé agli altri.
Canto: Ora che sei qui
LA VERA GIOIA NELLA COMUNIONE
“Ho comprato un campo e devo andare a vederlo”. “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli”. “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Questi sono solo alcuni degli esempi che ci fanno comprendere come facilmente diventa possibile non solo la rottura della comunione e della convivialità, ma anche − ancor peggio – quanto sia difficile comprendere la bellezza di condividere.
Questa situazione la troviamo facilmente nelle famiglie. Quante persone si perdono il gusto impagabile della familiarità e della festa perché ci sono gli affari, le proprietà, l’ultimo cellulare, la casa, la macchina, lo sport, perché preferiamo isolarci da soli o in piccola e ristretta compagnia. Il risultato finale sarà la vuota solitudine e chiunque, poi, raccoglie quello che ha seminato. Chi non ha largheggiato nelle relazioni e nella condivisione, raccoglierà scarsamente.
Oggi, spesso, poi sostituiamo alle autentiche relazioni quelle virtuali, credendo che sia la stessa cosa, ma non è così. Non a caso Gesù parla proprio del mangiare insieme, perché la relazione o è reale, materiale, concreta, effettiva oppure non sarà mai tale. Tutti i sensi del corpo, tutte le facoltà dell’anima e tutte le ispirazioni dello Spirito sono coinvolti nella relazione personale. Questa realtà risulta evidente anche nella Chiesa.
Anche qui è possibile che ognuno segua il suo carisma – cosa molto buona! – ma poi perde di vista l’insieme. Quante fazioni, divisioni, individualismi, in fondo nascono perché non si coglie la bellezza dello stare insieme. Magari, in questo – come ci fa vedere il testo – sono più fortunati proprio i più semplici, che non avendo distrazioni alla fine si prendono la parte migliore, che non sarà mai loro tolta. Sarebbe molto più bello imparare a non perdere le occasioni per vivere la comunione e gustarla, scoprendo come l’unione delle differenze è ciò che ci gratifica di più.
Padre Nostro
Preghiamo.
Padre onnipotente, che nella vita terrena ci fai gustare il banchetto del sacramento eucaristico, accoglici come tuoi commensali al banchetto glorioso
del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Benedizione eucaristica.
Canto finale: Armonia di Pace
Editoriale

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