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Ci siamo anche noi

Di Nicola Antonio Perone

U n giovane sacerdote, arrivando in parrocchia, riempie di entusiasmo e speranza l’animo dei fedeli, ma allo stesso tempo, seppur pieno di forze e creatività, è spesso gravato da aspettative e pretese a volte eccessive, rimanendo travolto da una valanga di richieste e responsabilità mai affrontate prima.

È naturale che un popolo assetato di Dio veda nel giovane prete un’occasione per riaccendere la propria fede e ravvivare la parrocchia, così come i sacerdoti più anziani e con tanta esperienza, sperano di trovare in lui un aiuto per adempiere a quei compiti pastorali da loro trascurati poiché richiedono sforzi fisici non indifferenti.

Il grande rischio però è considerare un sacerdote neo ordinato come un supereroe giocattolo, nuovo di fabbrica, con la batteria al massimo e dunque utilizzabile il più possibile fino all’esaurimento della carica.

La parrocchia è invece chiamata ad essere responsabile del nuovo sacerdote che le viene affidato, soprattutto se giovane, accompagnandolo nelle sue esperienze iniziali e sostenendolo fraternamente.

Il sacerdote infatti non è un extraterrestre atterrato dal cielo già pronto per il ministero, ma egli è arrivato all’ordinazione dopo un lungo, impegnativo e non facile percorso di formazione che non lo ha condotto ad essere perfetto, ma ad avere almeno la capacità di muovere i primi passi da solo, per poi lasciarsi formare e guidare dalla comunità.

Questo aspetto è fondamentale per avere uno sguardo più realistico sui nostri pastori e per ricordarsi di una realtà spesso troppo ignorata, ma importantissima per il futuro della Chiesa.

Stiamo parlando del seminario, il luogo dove si formano i prossimi sacerdoti e il tempo privilegiato che il Signore offre a ciascun candidato per imparare a vivere una continua e vivificante relazione con Lui.

Dietro ogni sacerdote c’è sempre un seminarista, c’è sempre un infinito atto di misericordia di Dio che ha scelto in mezzo al popolo e per il popolo uomini che stessero con Lui per servirlo nei fratelli.

Frequentemente invece l’esistenza del seminario viene dimenticata, oppure se ne conosce l’esistenza ma si ignora a cosa serva, chi ci viva o che cosa si faccia.

Qualcuno crede che si studi solo come “dire la messa”, altri pensano che si preghi tutto il giorno, altri ancora che si viva con la propria famiglia o che si parli solo in latino.

Sono molti i dubbi e le domande su chi sia un seminarista e come si svolga la sua vita.

Proprio per questo, ogni anno, il nostro seminario organizza delle giornate nelle quali noi seminaristi visitiamo le comunità per farci conoscere, parlare di noi, della vita del seminario, dei nostri studi, chiedere un piccolo aiuto economico, e soprattutto spronare il popolo di Dio affinché si ricordi sempre di pregare per i sacerdoti del domani.

Con l’inizio dell’Avvento alcuni seminaristi hanno già portato la loro testimonianza in alcune nostre parrocchie, e nei prossimi mesi termineremo di visitarle tutte, invitando chiunque incontriamo a prendersi cura sin da oggi con un’offerta, con la vicinanza e con la preghiera, di coloro che un domani si metteranno al loro servizio.

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