dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
Don Pietro Spina

Da Giandomenico Piepoli
Nacque il 21 aprile 1799 a Castellone, borgata del golfo di Gaeta, che, subito dopo lโunitร dโItalia, congiunta con la vicina Mola, prese lโantico nome di Formia. I suoi genitori, Giuseppe e Francesca Antonia Rogano, benestanti, si distinguevano per rettitudine ed autentica religiositร . Sin da piccolo, Pietro crebbe con una spiccata inclinazione alla vita cristiana e alla ricerca delle realtร eterne. Don Giovanni Merlini lo descrive โamante del ritiro e della solitudine, se ne andava in campagna… e dilettavasi della campagnaโ. Fu anche molto sensibile ai vicini per i quali manifestรฒ sempre grande disponibilitร dimenticando la propria vita. Sbocciรฒ cosรฌ in lui la vocazione al sacerdozio. Si applicรฒ allo studio delle discipline sacre e indossรฒ lโabito talare. Ma, arrivato alla soglia del sacerdozio, โnon sapeva decidersiโ pensando alla propria indegnitร e debolezza.
La Missione, che nel gennaio del 1824 chiamรฒ a Castellone don Gaspare del Bufalo con un manipolo di Missionari, decise del suo avvenire. Pietro vi partecipava assiduamente. Don Gaspare lo invitรฒ a far da lettore durante la mensa dei Missionari, secondo la prassi di quei tempi. Venne a contatto piรน diretto con la spiritualitร di quegli uomini che, non legati da voti, erano un cuor solo nel vincolo della caritร . Pietro osservava in silenzio e rifletteva. Per temperamento non era affatto propenso a facili entusiasmi, ma quel modo di vivere in una comunitร apostolica nel vincolo spirituale dellโamore fraterno, lo attrasse e fece dissolvere i suoi dubbi. Vedeva aperta la via per il suo sacerdozio. Fra i Missionari ve nโera uno che piรน degli altri conquistava la sua simpatia: era don Vincenzo Fontana, uomo saggio e pieno di bontร , dai modi semplici. La stessa sera del suo arrivo a Castellone gli si erano presentati degli individui a consegnargli armi proibite da spezzare dinanzi alla statua della Vergine. A lui dunque il giovane aprรฌ il suo cuore e chiese lโingresso nellโIstituto. Cosรฌ racconta don Pietro nel processo di Albano per la beatificazione del Canonico Gaspare del Bufalo: โSul finire della Missione mi determinai di unirmi ai Missionari, piacendomi la loro Congregazione perchรฉ non aveva voti; e ne feci parlare al Venerabile, per mezzo del Canonico Fontana; ed ebbi in risposta per mezzo del Sig. Canonico Betti che, qualora volessi io entrare in Congregazione, lo avessi seguito nelle Missioni di Lenola, ove egli andavaโ. Don Pietro accettรฒ la prova e rispose con prontezza distaccandosi da tutto.
A Lenola, paesetto della sua stessa diocesi, fece conoscenza con un uomo che alla dottrina e santitร univa un carattere risoluto e volitivo, ma, nello stesso tempo, pieno di comprensione e di mitezza: il Missionario don Giovanni Merlini, accorso da Sonnino verso la fine della Missione, per supplire don Betti infermo. Terminato pertanto il ministero a Lenola, Pietro si mise in cammino col suo maestro e giunse alla vicina Casa di Missione di Vallecorsa, ove don Merlini doveva predicare la Quaresima. Era il 24 febbraio 1824: per il giovane fu lโinizio della vita nuova.
Con Domenico Silvestri, Pietro Spina fu tra i primi ad entrare nel Convitto che don Gaspare pensรฒ di istituire per formare nuovi operai per il futuro dellโOpera. Lโidea fu di avere il Convitto accanto ad ogni Casa di Missione, o almeno alle piรน grandi, nel quale dei giovani avviati agli studi sacri venissero formati alla vita sacerdotale e missionaria. Animato in ciรฒ anche dal Papa Leone XII, don Gaspare si dedicherร con slancio e amore, per il resto della sua vita, alla realizzazione di questo disegno; scriverร di proprio pugno regole per i giovani e direttive per i loro educatori, non badando a critiche giunte anche dai piรน vicini. Il primo Convitto vero e proprio fu istituito nel 1825. Ma giร lโanno precedente don Gaspare cominciรฒ ad accettare alcuni giovani come Convittori, โi quali โ informa don Beniamino Romani nel processo di Albano โ non si tenevano in un Convitto formale, ma, convivendo con gli altri di Comunitร , si sperimentavano nella vocazione, ed affidati a qualche Missionario, ricevevano lโistruzione di cui erano capaciโ.
Pietro Spina seguรฌ il periodo della formazione per circa un anno, prima sotto la direzione di don Giovanni Merlini, in Vallecorsa, e poi con don Innocenzo Betti, in Frosinone. Durante quel tempo completรฒ i suoi studi e prese conoscenza dello spirito dellโIstituto: nรฉ si fermรฒ ad una formazione teorica, ma ne fece anche esperienza pratica sotto la guida dei suoi abili educatori. Cosรฌ, per esempio, dopo Pasqua, โper fargli prender gusto al ministeroโ, don Giovanni Merlini lo condusse con sรฉ alle Missioni di Roccaguglielma, Morino e Givitella-Roveto, in Abruzzo, e gli assegnรฒ il compito di โfar la dottrina: nel che riuscรฌ con gradimento ed edificazioneโ.
Ordinato sacerdote e abilitato alle confessioni, indossรฒ il Crocifisso di Missionario il 21 marzo 1825. Sarebbe difficile, se non impossibile, seguire don Pietro Spina nella vasta gamma di ministeri e di compiti che la Congregazione gli offrรฌ. In ognuno di essi lavorรฒ seriamente e decorosamente. Tuttavia il settore in cui piรน si distinse fu lโattivitร interna, vale a dire gli uffici di Comunitร , e specialmente lโEconomato. Don Gaspare, che a questo delicato incarico attribuiva unโimportanza determinante per la vita dellโIstituto, glielo affidรฒ, fin dai primi mesi del suo sacerdozio, per la Casa di Sermoneta. In seguito lo mandรฒ a Terracina, Nepi, Pievetorina, Frosinone ed in altre Case. Nellโamministrazione di don Pietro spiccavano lโesattezza e lโordine. I documenti di Archivio costituiscono un bellโesempio di accuratezza ed eleganza, nella grafia, nel riportare le varie voci e nella nettezza dei registri di quei tempi lontani. Tutto rivela precisione e impegno nel servizio della Comunitร , premura per gli interessi dellโIstituto e il bene dei Confratelli. Sempre pronto a servire gli altri con grazia e buon umore, fu ricco di autentiche e solide virtรน; la generositร , insieme allโamore fraterno, sostenevano le Case ad abbracciare la povertร , quando tutti erano tenuti ad amministrare con somma attenzione perfino le briciole. Testimonianze riferiscono che spesso don Pietro metteva anche mano alle sue tasche e riusciva pure ad indirizzare allโIstituto il di piรน degli economati delle Case di Missione. Don Gaspare gli affidรฒ le intricate faccende di ben tre Case, dove erano in corso nuove costruzioni e lavori di restauro: don Pietro, pur rimanendo membro della Comunitร di Sermoneta, doveva correre a Vallecorsa e Frosinone, per mandare avanti quelle โfabbricheโ, e di lรฌ tornare nella sua residenza, perchรฉ un mucchio dโimpegni lo reclamavano urgentemente. Sebbene richiesto in tante faccende amministrative, don Pietro non trascurรฒ il primo scopo della vita missionaria: il ministero della parola.
Lo realizzรฒ con grande impegno e sacrificio, sempre nellโobbedienza, nonostante due grosse remore: la sua timidezza, il sentimento dโinferioritร e la poca salute.
Don Gaspare con don Giovanni Merlini, nostri maestri spirituali, lo sostennero e lo accompagnarono amorevolmente con grande sollecitudine ed energia. Riguardo alla salute, diversi disturbi e una sofferenza profonda segnarono la sua vita e la sua vocazione apostolica rendendolo vittima piรน simile al Signore. Fu la rotta che lo portรฒ in porto, illuminata da un sincero e fiducioso affetto non comune di cui don Gaspare lo circondรฒ. La replica di don Pietro fu manifesta nel pianto con cui egli accolse con i Confratelli la salma del Fondatore che da Roma fu trasportata ad Albano. Dopo la morte di don Gaspare, il nostro don Pietro continuรฒ ancora per lunghi anni il suo apostolato, conservando nel cuore preziose memorie con quanto la croce dโogni giorno gli donava. La Casa che piรน delle altre potรฉ godere della sua attivitร e dei suoi esempi fu quella di Frosinone, dove tutti lo amavano e stimavano, e dove, il 24 febbraio 1865, giunse al termine dei suoi giorni.

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