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È Pasqua. Ridiamo Gloria a Dio!

Mag 3, 2021

Di Nicola Antonio Perone

«Mi dice che ha mandato via, con fermezza, quelle che non vedeva adatte. Va bene! Questo glielo voglio ricordare perché badi di più alla moltitudine di richieste, non perché possa trarne la conseguenza che io non mi fidi di lei. Ridiamo gloria a Dio oggi che è un giorno di trionfo e di gloria per il nostro Gesù, risorto dopo tante pene ed umiliazioni. Coraggio e buona Pasqua a lei! Le consorelle le sono contrarie? La decisione spetta sempre a lei. Dopo averle ascoltate quindi preghi molto e poi decida. Scoprirà a volte di aver sbagliato riguardo a qualche giovane: Dio solo non sbaglia.
Egli benedica tutte le giovani da lei accolte, dalla prima fino all’ultima!»
(G. Merlini, Lettere a Maria de Mattias, vol. I, n. 85, 173-4)

In questa lettera scritta nella Pasqua del 1856, la gioia della Resurrezione è posta al centro di una questione particolarmente delicata che affligge Maria de Mattias. Le sue consorelle infatti l’hanno criticata ed osteggiata dopo la decisione di accogliere nell’Istituto alcune ragazze da loro non reputate idonee, e di allontanarne delle altre che esse invece approvavano. C’è quindi ben poco da gioire per Maria!
Il suo governo e le sue capacità sono in discussione, le sue decisioni sono respinte, e il suo direttore spirituale non fa altro che invitarla ad abbracciare la croce. Sembra proprio che soltanto Cristo sia risorto, solamente per lui vi sono gioia e vita nuova, mentre la povera Maria è ancora inchiodata alla sua croce, e le sofferenze non accennano a diminuire. Questa situazione in realtà non è affatto lontana dalla nostra quotidianità.
Pensiamo alle feste pasquali appena vissute. Cristo è risorto, ma i problemi rimangono, le croci fanno male, la crisi continua a crescere e il virus non cessa di uccidere. Il Gloria della notte di Pasqua sembra risuonare solo nelle chiese, ma appare ben lontano dalla concretezza della nostra esistenza. Giovanni Merlini dunque, dinanzi a questa difficile situazione di Maria, innanzitutto non nasconde il problema, ma anzi lo sottolinea, al fine di aiutare il discernimento di Maria nel valutare l’idoneità delle novizie.
Egli però invita la santa affinché scavi nella profondità del proprio cuore ed emerga la reale problematica che la turba. Infatti la vera difficoltà vissuta da Maria non è la considerazione negativa delle consorelle, ma il giudizio distorto che lei ha su sé stessa.
Maria è tentata dal credersi infallibile, dal sentirsi giusta solo perché superiora, mentre il Merlini le ricorda delicatamente che solo Dio non commette errori! Il grande peccato dell’uomo è sempre stato quello di credersi come Dio, faticando ad accettare che solo Lui può trarre vita dalla morte, solo Lui può risorgere e farci risorgere dai nostri sepolcri. Questo genera in noi un’ansia esagerata, un’eccessiva preoccupazione di essere sempre all’altezza delle aspettative, non solo altrui, ma soprattutto nostre.
don Giovanni invece ricorda a Maria la sua creaturalità e l’onnipotenza di Dio, incoraggiandola a continuare umilmente il suo servizio con onestà, senza preoccupazioni, ma consapevole di essere una creatura fallibile nelle mani di un Dio infallibile.
Quello di don Giovanni è un forte richiamo alla fiducia nell’infinita Provvidenza di Dio, la quale agisce anche laddove appare tutto buio ed incomprensibile. Sarà dunque Dio ad assistere non solo Maria, ma anche tutte le ragazze del noviziato. La lettera si conclude infatti con la tenera e paterna preghiera del Merlini per tutte le giovani, per quelle accolte e per quelle respinte, per quelle chiamate alla consacrazione e per quelle prive della vocazione. Tutte sono nella preghiera poiché tutte sono sotto la cura amorevole del Padre Celeste, il quale si curerà delle loro vite e della loro vocazione, sopperendo anche agli errori umani. Il Dio che ha risuscitato Cristo dai morti sarà sempre l’unica e sicura via di resurrezione anche nella nostra vita!

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