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Filosseno di Mabbug “COLUI CHE NON MI ABBANDONA… MAI!”

Lug 16, 2021 | L'angolo dei Padri

DI Enzo Napoli

«Filosseno, vescovo di Mabbug (nel nord della Siria), vissuto nel V secolo d.C, è un arameo persiano formatosi alla scuola di Edessa, la grande accademia teologica siriaca, punto di incontro tra la cultura greca e la cultura semitica.

Nel suo Discorso Sull’inabitazione dello Spirito Santo, Filosseno risponde contro coloro che dicono che lo Spirito Santo si allontana da noi ogni volta che pecchiamo.

Per il vescovo siriaco «come può essere che lo Spirito che perdona i peccati − come dice nostro Signore − anche fugga dai peccati?

Perciò non è giusto dire dello Spirito che se ne va di fronte ai peccati; piuttosto, i peccati fuggono dalla presenza dello Spirito».

Forte dell’insegnamento paolino per cui il corpo del battezzato è trasformato in santuario dello Spirito Santo «anche se pecchiamo in qualsiasi modo, a eccezione dell’apostasia, la nostra fede in Dio rimane intatta, e anche la nostra filiazione divina».

“Rattristare lo Spirito”, per Filosseno, significa un fallimento nel cooperare con lo Spirito, l’assenza conseguente dei “frutti dello Spirito”, ma non il suo conseguente allontanamento dal peccatore, sebbene in lui venga reso inattivo.

Per dimostrare la sua tesi, il vescovo siriaco si avvale dell’immagine del figlio prodigo, il quale «quand’era ancora peccatore e dopo aver dilapidato col suo agire tutta l’eredità di suo padre, anche in quel frangente chiamava Dio suo padre.

Questo ci mostra che la grazia dello Spirito santo che gli permette di chiamare Dio “padre” non l’ha abbandonato».

E ancora: «Sarebbe sbagliato dire che lo Spirito santo se ne va al momento del peccato e ritorna col pentimento, sarebbe presentarlo quasi un disertore.

Se non fosse con me al momento della mia caduta per aiutarmi a rimettermi in piedi, quale sarebbe il suo soccorso?

Quando l’uomo è ammalato è allora che il medico rimane al suo capezzale».

A questo punto Filosseno introduce l’immagine che l’accompagnerà sino alla fine del trattato: quella dello Spirito Santo come «anima della nostra anima».

Perciò fu dato agli apostoli per mezzo dell’unzione.

E anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito affinché sia un’anima per la nostra anima, come la nostra anima è un’anima per il nostro corpo.

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