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Il genio della nostalgia

Di Federico Maria Rossi

PerchΓ© leggiamo Tagore, Leopardi, Pascoli, Szymborska? PerchΓ© un adolescente arrabbiato ascolta gli Offspring e i System of a Down? PerchΓ© un bambino chiede ancora e ancora alla mamma: Β«Raccontami una storiaΒ»? PerchΓ© le distorsioni e le batterie furiose dei gruppi punk danno sfogo alla rabbia e alla paura di un corpo che cambia e di un giovane uomo che prova a trovare il suo posto in un mondo che gli va stretto. PerchΓ© nella storia della mamma il bambino sogna e vive in anticipo ciΓ² che sente di essere promesso anche a lui. PerchΓ© Tagore, Leopardi, Pascoli, Szymborska riescono a dire quello che proviamo dentro e spesso non riusciamo ad esprimere.
Scrive Anna Achmatova nel 1957: Β«Nei terribili anni della [purghe staliniane] ho trascorso diciassette mesi a fare la coda presso le carceri di Leningrado. Una volta un tale mi β€œriconobbe”. Allora una donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che, certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridestΓ² dal torpore proprio a noi tutti e mi domandΓ² all’orecchio (lΓ¬ tutti parlavano sussurrando): β€œMa lei puΓ² descrivere questo?”. E io dissi: β€œPosso”. Allora una specie di sorriso scivolΓ² per quello che una volta era stato il suo voltoΒ».
Anche nella disperazione, quando troviamo qualcuno che riesce a esprimere il nostro mondo interiore β€” soprattutto quando Γ¨ β€œtroppo”, troppo doloroso o troppo luminoso β€”, allora Β«un sorriso scivolaΒ» sul nostro volto. PerchΓ© non siamo piΓΉ soli, perchΓ© qualcuno ha detto quello che ho dentro e adesso Γ¨ anche lΓ¬ fuori e lo posso condividere. Ora, don Luigi Giussani va oltre e scrive: Β«Nella vita della natura c’è un ruolo che Γ¨ creativo di umanitΓ : quello del genio. Il genio Γ¨ un carisma eminentemente sociale, piΓΉ acuto degli altri, e gli uomini si sentono piΓΉ espressi nella sua creativitΓ  che neanche se si mettessero a esprimersi da soliΒ».
La musica di Chopin Γ¨ cosΓ¬: Γ¨ un’espressione viva e concreta della malinconia e della nostalgia che, prima o poi, ogni uomo porta nel cuore. Nell’epoca in cui il pianoforte finalmente si svincola dal clavicembalo e assume una dignitΓ  tutta sua, Chopin prende questo strumento e lo rende canale per distillare le emozioni dello struggimento umano. Nell’epoca del Romanticismo, Chopin, quasi Β«istintivamenteΒ» e non in modo programmatico, innalza un canto e una bandiera alle profonditΓ  tragiche dell’animo umano.
Se i due concerti per pianoforte e orchestra (op. 11 e op. 21) sono dei lavori splendidi, anche se poco noti, Γ¨ nelle Β«piccole formeΒ», nei brani di breve durata e per pianoforte solo, che Chopin rivela tutto il suo genio. Sono componimenti Β«che accompagnano il compositore polacco per tutta la vitaΒ» e che Β«diventano come le pagine del diario che l’artista annota nel corso del suo viaggio creativoΒ». Per Liszt, i preludi di Chopin sono Β«poetici, cullano l’anima in sogni dorati e l’innalzano oltre le ideeΒ». Le mazurke ricordano Β«brevi racconti senza parole, dalla forma semplice e concisaΒ». Le polacche di Chopin non sono affettate, ma nella loro musica eroica risuona un senso di ferma determinazione e di Β«galanteriaΒ». I notturni sono riflessioni intime in cui i tormenti del giorno trovano sfogo e consolazione. E i valzer trascendono la loro forma classica: non sono piΓΉ un Β«sottofondoΒ» per danzare, ma acquistano una dignitΓ  propria, trovano Β«qualcosa da direΒ».
Non c’è solo malinconia nelle note di Chopin: c’è la passione della polacca n.7 op. 53; c’è la cicatrice di un dolore del preludio op. 28 n. 4; c’è il lirismo fluido dell’impromptu Β«FantasieΒ» op. 66; c’è l’energia esplosiva dello studio Β«RivoluzionarioΒ» op. 10 n. XII; c’è la dolcezza struggente della ballata n. 1 op. 23. E poi c’è l’inarrestabile insistenza della Β«goccia d’acquaΒ» del preludio op. 28 n. 15. Scrive don Giussani: Β«Una volta, improvvisamente, mi sono accorto che la bellezza [di questo] preludio di Chopin era apparentemente determinata dalla melodia di primo piano – che ha delle variazioni bellissime –, ma l’attrattiva del pezzo, la profonditΓ  del pezzo, la veritΓ  del pezzo era in una nota che partiva leggerissima e poi cresceva, cresceva, cresceva, sempre quellaΒ». In questa ripetizione sta, per don Giussani, il senso della vita: non in variazioni vistose ed apparenti, ma in una ricerca insistente, continua, quasi ossessiva, di felicitΓ .

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Fryderyk Chopin

Chopin incarna il Β«genioΒ», come direbbe don Giussani, la capacitΓ  di esprime la malinconia e la nostalgia che, prima o poi, albergano nel cuore di ogni uomo. E la sua musica ci permette di dare corpo a quello che non riusciamo a mettere in parole.

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