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Imparare a guardare la vita con gli occhi del padre

Di Valerio Felici

La mia esperienza nell’avere accompagnato la comunità 7 segni San Pietro

Sabato 11 giugno, con l’ultimo ritiro, si è concluso il percorso dei Sette Segni della comunità San Pietro della parrocchia San Gaspare del Bufalo di Roma.
È impossibile riassumere in poche righe quanto sia stato significativo e prezioso questo percorso, iniziato 5 anni fa con le catechesi sui 10 comandamenti. Io lo avevo ricevuto in prima persona 15 anni fa e in quest’occasione l’ho potuto vivere da “dietro le quinte”: prima come catechista dei 10 comandamenti e successivamente come didascalo per i 7 Segni.
Il percorso dedica il primo anno proprio alla legge (i 10 comandamenti) e poi passa all’approfondimento sui sette segni narrati nel Vangelo di Giovanni, eccezionali e fondanti per una vita di fede; a posteriori è evidente come il cuore del percorso, al di là dei contenuti di fede, sia stato veramente l’incontro personale e comunitario con Gesù risorto.
Nell’ultimo ritiro erano presenti 55 persone: oggi posso dire di aver conosciuto 55 fratelli e sorelle (senza contare tutti gli altri che ci hanno accompagnato solo per parte del cammino) che non hanno solamente condiviso un percorso di 5 anni ma hanno fatto esperienza di avere lo stesso Padre celeste.
Ho visto personalmente ciascuno di questi fratelli e sorelle crescere, approfondire la parola e la fede, ma soprattutto imparare a guardare la propria vita con gli occhi del Padre cioè scoprendo un amore e una provvidenza che li avevano accompagnati fin da piccoli e dei quali non si erano mai neanche accorti. In questo oggi siamo tutti fratelli, figli di un unico Padre e rigenerati da un’unica Madre Chiesa.
Oltre al percorso individuale di ciascuno di loro, del quale sono testimone, è bello vedere oggi persone che si mettono a disposizione per gli altri e che cercano di costruire relazioni fraterne vere e autentiche. In questi ultimi 2 anni nei quali siamo entrati in contatto con una pandemia che ha trasformato le nostre relazioni e che ci ha resi lontani come tante piccole isole, questo percorso è stato un faro e ha rappresentato la nascita di una comunità che ha prima sofferto per la distanza (gli incontri in videochiamata durante i vari lockdown e che hanno effettivamente aumentato la durata del percorso) e poi gioito per il realizzarsi del desiderio di riabbracciarci tutti in presenza, concludendo degnamente il percorso.
Oggi ciascuno dei miei fratelli e sorelle ha trovato una propria missione nella Chiesa, un servizio a cui dedicarsi attivamente con i propri carismi mettendosi a disposizione degli altri.
Di loro posso veramente dire: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario» (Ap 7, 13-15a).

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