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In virtù del Sangue

di Giuseppe Pandolfo
L’Epistola agli Ebrei /20
IN VIRTÙ DEL SANGUE (Eb 13, 20-23)
Siamo giunti alla fine del nostro percorso su questo bellissimo scritto che raccoglie le indicazioni di un predicatore ad una comunità cristiana, verosimilmente durante un tempo di persecuzione. L’autore ci ha portato a meditare sul significato della missione sacerdotale del Cristo, che come nostro precursore ci ha aperto una via nuova e vivente del Santuario del cielo (Cf. Eb 10). Il sacerdozio di Cristo di cui ogni cristiano partecipa è l’eredità più grande che la morte e la resurrezione di Gesù ci hanno consegnato. Adesso, proprio nel suo stesso Sangue noi abbiamo accesso al cospetto di Dio per offrire in Gesù tutta la nostra vita. Tutto di noi infatti viene toccato dalla Grazia. Negli ultimi versetti (Eb 13,22-25) che si concludono con un biglietto di accompagnamento che contiene alcuni saluti e informazioni particolari, l’autore espone un augurio finale che ha un tono dossologico: «Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen».
«Il Dio della pace ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore». Il verbo “ricondurre” (ἀναγαγὼν) richiama alcune espressioni veterotestamentarie. In particolare in Is 63,11 si dice che Dio «ha fatto risalire dal mare il Pastore del suo gregge riferendosi a Mosè che ha condotto attraverso il mare il popolo di Israele», liberandolo dall’Egitto. Adesso Cristo in qualità di Pastore supremo conduce il popolo dalla morte alla vita, questa volta però attraverso il suo Sangue. Questa opera salvifica di Cristo, se accolta, rende gli uomini capaci di essere perfetti in ogni bene per compiere la sua volontà. Rendere perfetti qui può riferirsi all’atteggiamento di chi viene predisposto a fare qualcosa. Per gli uomini passare dalla morte alla vita è praticamente impossibile, così come è impossibile passare da tutte quelle esperienze che sono simili alla morte come l’odio, l’inganno e il male in ogni sua forma. Ebbene nel Sangue di Cristo noi abbiamo la forza di vivere questo, di essere sostenuti nella nostra fragilità per operare quanto è gradito agli occhi di Dio.
Editoriale

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