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Isacco di Ninive

DI Enzo Napoli

LA BILANCIA SBILANCIATA

La suprema espressione dell’amore di Dio si trova nella sua “spoliazione” (Fil 2,7). Questo tema è molto caro alla spiritualità siriaca, particolarmente per Isacco di Ninive, il quale mette in evidenza la sua stretta relazione con l’amore di Dio e l’umiltà, virtù che significa essenzialmente una radicale imitazione di Cristo e il caricarsi della sua croce.
Tuttavia, sebbene l’umiltà sia una virtù da conseguire, la vera umiltà «è una potenza misteriosa che i santi perfetti ricevono dopo l’intero compimento delle condotte. Questa potenza non è data se non a coloro che, per il potere della grazia, hanno portato a compimento in sé stessi l’intera virtù, per quanto la natura ne sia capace, secondo il limite; poiché la virtù comprende tutto» (I, Discorso 82). Una tale umiltà si traduce nel rifiuto di giudicare gli altri, «e nel considerare ciascuno migliore di sé» anche se si tratta di grandi peccatori. Questo tipo di umiltà è conseguenza di un amore e di una compassione per gli uomini che è modellata sull’amore e sulla compassione di Dio. Meravigliosa la sua raccomandazione fraterna: «Che in te il peso della compassione faccia pendere la bilancia fino a che tu senta nel tuo cuore la stessa compassione che Dio ha per il mondo» (Discorsi ascetici 34). Isacco proprio su questo ci dona un consiglio pratico: «Quando incontri il tuo prossimo, sforzati di rendergli onore al di sopra della sua misura. Riscalda santamente il tuo cuore con l’amore per lui. Attribuisci alla sua persona cose belle, che non gli appartengono. E anche quando è lontano, dì di lui cose buone e belle, chiamandolo con svariati titoli di onore. Con queste simili maniere tu costringerai il tuo prossimo a desiderare cose belle, perché si vergognerà di sentirsi attribuire da te la fama di ciò che non ha fatto. Così avrai seminato in lui il seme delle virtù. Proponiti questo fine nei confronti di ogni uomo. Con lacrime e con amore gli dirai una parola o due, senza ardere d’ira contro di lui, e cancellerai dal tuo volto i segni dell’inimicizia. Dove è presente il segno dell’amore e della conoscenza, esso consiste in una umiltà profonda che proviene dall’intimo della mente» (I, Discorso 5). Questa umiltà radicale tratteggiata da Isacco è “l’umiltà dell’anima”, la capacità di guardare le persone dalla prospettiva dell’illimitata compassione di Dio, valorizzandole guardando alle loro potenzialità, piuttosto che alle loro reali condizioni morali.
D’altronde, la grande arte nella vita è vedere già nel carbone il diamante, nelle tenebre la luce.

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