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La chiamata alla conversione che ci riguarda come USC

Di Giacomo Manzo

Papa Francesco il 16 settembre 2021 ha tenuto un discorso molto importante a tutti i rappresentanti delle associazioni di fedeli e movimenti ecclesiali in un incontro organizzato dal Dicastero per i Laici della Santa Sede, proprio a seguito della promulgazione del Decreto Le associazioni internazionali di fedeli (11 giugno 2021). Il Papa ha detto chiaramente che «tutte le realtà ecclesiali sono chiamate alla conversione», aggiungendo: «Siamo membra vive della Chiesa e per questo abbiamo bisogno di confidare nello Spirito Santo, che agisce nella vita di ogni associazione, di ogni membro, agisce in ognuno di noi. Da qui, la fiducia nel discernimento dei carismi affidato all’autorità della Chiesa. Siate consapevoli della forza apostolica e del dono profetico che vi vengono consegnati oggi in maniera rinnovata».
Il Decreto ha come obiettivo principale quello di evitare che nelle associazioni dei fedeli prevalgano la “voglia di potere” (n. 5) e la “slealtà” (n. 6), che spesso creano situazioni per cui non si hanno avvicendamento negli incarichi di guida e di governo, non c’è partecipazione e rappresentatività e, quindi, si assiste anche a protagonismi e abusi che finiscono per distruggere l’energia spirituale del carisma di appartenenza. È evidente che tutte queste parole non possono non riguardare anche la nostra USC – Unione Sanguis Christi, che è una delle 109 Associazioni Internazionali di Fedeli, riconosciute dal Dicastero per i Laici della Santa Sede (cfr. http://www.laityfamilylife.va/content/laityfamilylife/it/sezione-laici/repertorio/unione-sanguis-christi.html).
Possiamo evidenziare oltre a questo già sottolineato della maggiore partecipazione dei laici alla guida e alla leadership, almeno altri due aspetti principali, in cui emerge sempre più l’urgenza di un cambiamento della nostra USC. Questi sono:

  1. La Famiglia carismatica del Preziosissimo Sangue;
  2. Il riconoscimento delle nuove vocazioni laicali all’interno della USC.

Circa il primo aspetto, ossia quello della “famiglia carismatica”, dal 2014 si sono incontrati a Roma laici e laiche, preti, secolari, religiosi e religiose ed è nata l’iniziativa chiamata Famiglie Carismatiche in Dialogo, nel desiderio di rispondere all’invito di Papa Francesco, che diceva nella sua lettera per l’anno della vita consacrata: «Di fatto attorno ad ogni famiglia religiosa, come anche alle Società di vita apostolica e agli stessi Istituti secolari, è presente una famiglia più grande, la “famiglia carismatica”, che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma, e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica». Sono nati così vari incontri di condivisione e collaborazione tra le varie Famiglie Carismatiche, «con l’intento di conoscersi tra i vari carismi ed approfondire il cammino di comunione e collaborazione nel dialogo e servizio reciproco». Lo scorso 18 dicembre 2021 si è tenuto in modalità online anche un incontro di vari rappresentanti dei laici che in tutto il mondo sono associati agli Istituti che si richiamano alla spiritualità del Sangue di Cristo. L’obiettivo era anzitutto quello della maggiore conoscenza, ma allo stesso tempo anche quello di iniziare un cammino per sentirci tutti sempre più parte di un’unica famiglia carismatica nella Chiesa, quella che appunto vive il carisma del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo. Insomma, si tratta di cominciare a pensare a una sempre maggiore condivisione di vita e di iniziative da parte di missionari, sacerdoti, suore, famiglie e laici che si richiamano a questa spiritualità e che, pur nelle varie differenze vocazionali, tuttavia insieme sottolineano lo stesso carisma nella Chiesa e nel mondo. È qualcosa di assolutamente nuovo, anche se in fondo pienamente in coerenza con la storia di questo carisma che, come sappiamo, ha visto nascere prima l’aggregazione laicale con la Pia Associazione del Preziosissimo Sangue l’8 dicembre 1808 ad opera di don Francesco Albertini e, soltanto alcuni anni dopo, la nascita del primo istituto ecclesiale che si richiamava al Sangue di Cristo, ossia la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
Circa il secondo aspetto, invece, si può evidenziare come la sfida di questi tempi non riguarda solo il riconoscere e promuovere la comunione e la collaborazione di tutta la Famiglia del Preziosissimo Sangue, ma si tratta anche all’interno delle varie aggregazioni laicali, di riconoscere la sempre più emergente vocazione dei laici che vivono con maggiore donazione di sé e di impegno (per esempio con l’osservanza dei consigli evangelici e con il celibato apostolico) la loro chiamata a testimoniare questa spiritualità e questo carisma nella condizione e nelle circostanze della loro vita nel mondo – nel lavoro, nei contesti educativi, in quelli sociali ed anche politici e culturali.
Così all’interno della pastorale e dell’apostolato dell’USC si può riscontrare questa urgenza in cui per molti fedeli associati la consacrazione battesimale viene espressa in pienezza all’interno di questa precisa realtà aggregativa caratterizzata dalla spiritualità del Preziosissimo Sangue. Non riconoscere questa ricchezza significa, purtroppo, continuare a trattare in modo superficiale tante persone che sempre di più sostengono la missione della Chiesa secondo una caratteristica particolare che non può essere trascurata, bypassata o ritenuta superflua. Come per un religioso non è la stessa cosa essere “francescano” o “gesuita” o “domenicano”, così per un battezzato non è la stessa cosa essere sposato oppure aver fatto una scelta di celibato oppure ancora averla fatta questa scelta di celibato all’interno di un’associazione di fedeli laici con un carisma ben preciso. Il rischio è che queste persone, non essendo riconosciute e valorizzate per la loro ricchezza, finiscano per essere ancora viste come una sorta di “scapoloni” per cui viene sbiadita la luce del loro battesimo e della loro vocazione personale con gravissime conseguenze, in quanto sappiamo benissimo che in futuro la missione della Chiesa sarà sempre più Editoriale affidata a questi fedeli laici che vivono la loro consacrazione nel mondo. È urgente pertanto raccogliere questa sfida!
Abbiamo due grandi profili di Missionari che nella nostra storia hanno valorizzato il mondo laicale: don Francesco Albertini e don Giovanni Merlini. Il primo, l’Albertini, istituì dapprima l’Arciconfraternita del Preziosissimo Sangue e a questa avrebbe voluto che si aggregassero poi sia i sacerdoti missionari che le suore e così via. L’altro, il Merlini, invece istituì la Pia Unione del Preziosissimo Sangue (oggi USC), sotto la guida spirituale dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
Sembrano due “modelli” alternativi, in realtà, forse, sono due ispirazioni da custodire e promuovere entrambe: il primo per rilanciare l’idea originaria della Famiglia Carismatica del Preziosissimo Sangue, il secondo per valorizzare tutti quei laici che desiderano impegnarsi proprio all’interno della USC. Ovviamente l’argomento è complesso e queste poche righe di editoriale vogliono essere solo degli appunti per contribuire ad un approfondimento e ad un discernimento sempre più diffuso e profondo della questione.

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