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La Chiesa: una casa con le porte aperte

Ott 4, 2021

Di Giacomo Manzo

Il motto di don Giussani è valido oggi più che mai

Si sta sempre di più avvicinando il 2025, l’anno del prossimo Giubileo che coincide anche con il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, primo concilio ecumenico nella storia della Chiesa. In questo Concilio fu costituito il Credo che è diventato la base della fede cristiana comune e che unisce ancora oggi tutte le Chiese e le comunità ecclesiali cristiane.
Si apre pertanto con il prossimo anno un percorso triennale che coinvolge tutti i cristiani a riflettere e a riscoprire il grande dono della Chiesa e della comunione cristiana. In questo itinerario verso il 2025 s’inserisce anche il processo del prossimo Sinodo dei vescovi che inizierà il 9 e 10 ottobre prossimo e si concluderà nell’ottobre del 2023.
Come UNIONE SANGUIS CHRISTI e con tutta la Famiglia del Preziosissimo Sangue vogliamo seguire da vicino questi eventi e questo percorso continuando a servirci delle tracce e delle indicazioni che Papa Francesco ci ha consegnato nell’incontro del 30 giugno 2018.
Il prossimo anno vogliamo partire dall’approfondimento della realtà stessa della Chiesa, alla scoperta della sua natura e identità e, quindi, della nostra stessa appartenenza ad essa.
Per farlo ci serviremo in modo particolare di un paragrafo dell’ultima enciclica Fratelli tutti in cui il Papa descrive la Chiesa in rapporto al mondo, alla società e all’umanità in genere.
Così scrive: «[…] La Chiesa “ha un ruolo pubblico che non si esaurisce nelle sue attività di assistenza o di educazione” ma che si adopera per la “promozione dell’uomo e della fraternità universale”. Non aspira a competere per poteri terreni, bensì ad offrirsi come “una famiglia tra le famiglie – questo è la Chiesa –, aperta a testimoniare […] al mondo odierno la fede, la speranza e l’amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione.
Una casa con le porte aperte. La Chiesa è una casa con le porte aperte, perché è madre”. E come Maria, la Madre di Gesù, “vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione.» (n. 276).
La 4a Koinè del Preziosissimo Sangue è stata come sempre l’occasione non solo per ritrovarci insieme con tutti coloro che sono appassionati di questa spiritualità e, quindi, per conoscerci di più e crescere nella comunione, ma soprattutto è stata anche l’opportunità per prendere coscienza del nostro carisma e, quindi, della vocazione specifica che ci attende nella chiesa e nel mondo.
L’espressione della Chiesa come “casa con le porte aperte”, infatti, ci permette di poter vedere tanti aspetti della sua missione proprio servendoci di questa simbologia.
Così ecco che questa casa ha una Porta, la porta della Chiesa, la porta della misericordia di Dio che è sempre “generosamente” aperta a tutti e permette la nostra appartenenza ad essa.
2. Quindi abbiamo il Salotto, cioè il luogo dell’ascolto, della vicinanza, dell’accoglienza cordiale che non condanna (EG, 165) e dell’apertura verso tutti, specialmente i più bisognosi.
3. Poi c’è il Cortile, lo spazio che più di tutti simboleggia il dialogo. La Chiesa non può non cercare con sempre più forza l’unità tra tutti i cristiani e il confronto positivo con tutte le religioni.
4. Dunque c’è lo Studio, l’ambiente riservato alla ricerca e alla conoscenza. C’è bisogno di aprirsi alle diverse culture, spesso riflesso della “ricchezza inesauribile della vita umana” (FT, 147).
5. Non può mancare il Bagno, che in questa simbologia indica tutto quel processo di purificazione e santificazione di tutti i cristiani affinché risplenda nella Chiesa l’amore di Cristo.
6. Ancora abbiamo la Sala da pranzo con la Cucina, ovvero il posto conviviale dove più si può cogliere la bellezza della comunione di tutte le persone e di tutti i vari carismi nella Chiesa.
7. Infine ecco la Stanza da letto, il luogo più intimo, il cuore della casa, dove più risplende “l’amore senza misura” che i cristiani vivono nella loro vocazione, fino a dare la vita.
Sarà proprio attraverso questi aspetti che cercheremo di vivere il cammino di fede del prossimo anno come Missionari del Preziosissimo Sangue e come Unione Sanguis Christi (USC). I lavori congressuali della Koinè ci hanno permesso di mettere meglio a fuoco questi aspetti e di arricchire spunti, interrogativi e questioni su tutte queste tematiche. Il percorso della vita spirituale è sempre una vera e propria arte, quella del discernimento, per conoscere i segni della presenza e dell’azione di Dio nella nostra vita e nella nostra storia. Ma perché un discernimento sia ancora più autentico è necessario che sia comunitario, ecclesiale.
A questo proposito è molto bello il momento conclusivo della Koinè, quello che abbiamo voluto chiamare da alcuni anni col nome di DIAPASON. Perché questo nome? Perché il diapason è lo strumento acustico che viene usato per generare una nota standard sulla quale si accordano gli strumenti musicali. È esattamente la stessa cosa che avviene ogni anno attraverso la Koinè. Tutti coloro che fanno parte dei percorsi cristiani nelle chiese e parrocchie legate alla spiritualità del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo si ritrovano insieme e dopo le catechesi, la veglia di preghiera, i lavori di gruppo e le commissioni, riescono a trovare quella nota, quella traccia, quello spunto che aiuta a ritrovare la bussola su cui orientarci per il cammino successivo. È come se tutti insieme di nuovo ri-accordiamo i nostri strumenti musicali in modo da vivere il nuovo anno come una grande orchestra.
In questo numero potrete allora leggere le catechesi dei relatori, il card. Matteo Maria Zuppi e don Luigi Maria Epicoco, e il resoconto dei lavori che hanno visto come protagonisti soprattutto i laici della nostra famiglia: l’Unione del Sangue di Cristo.

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