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La famiglia una realtà in caduta libera: quali implicazioni socioculturali?

di Paul Ndigi

Tra i temi caldi inerenti al cambiamento socioculturale che sta vivendo la nostra epoca, c’è di mezzo la famiglia. Uno sguardo razionale e critico sull’identità della famiglia oggi evidenzia non solo i flagelli che sta subendo ma anche lo sconvolgimento e la frammentazione del ruolo che era naturalmente suo.
I filosofi, da Platone in poi, hanno proposto idee radicali e divergenti su questa problematica, che influenzarono il dibattito nella filosofia occidentale. La continua mutazione della considerazione sociale e antropologica dell’uomo non risparmia l’identità e l’equilibrio della famiglia. Ma che cos’è la famiglia? Qual è il suo fondamento e la sua finalità? Anche se queste domande possono sembrare banali, la risposta rimane impegnativa. La famiglia è il nucleo fondamentale, la risorsa e la frontiera della società. È la sede primaria di aggregazione dell’uomo e quindi la base della polis. Solo che la sua concezione e la sua forma cambiano col tempo e secondo le culture. Tra l’altro c’è una disputa tuttora accesa fra gli esperti sulla sua natura. Storici, antropologi, sociologi e teologi sostengono tesi diverse. Mentre alcuni la considerano come una realtà naturale e quindi immutabile, altri invece la vedono come un prodotto della cultura e della società e dunque qualcosa di artificiale, le cui caratteristiche strutturali e relazionali cambiano col tempo e secondo l’ambiente in cui è inserita. Con uno sguardo attento, appare che la famiglia sta attraversando un periodo dove si intrecciano crisi e speranze. C’è innanzitutto la crisi della vita; si vive nella contraddizione tra la paura di avere un figlio oppure di volerlo ad ogni costo, ricorrendo anche alla procreazione medicalmente assistita; nello stesso tempo ci sono anche il rifiuto totale di una gravidanza ed il ricorso all’aborto. La vita che dovrebbe essere accolta ed amata in famiglia, viene rinnegata da essa. Analoghi effetti hanno toccato anche la sua struttura, la quale ha trovato piena accoglienza nell’introduzione di istituti giuridici per la separazione e il divorzio, il matrimonio per tutti, che ne svuotano il senso, riducendola ad una semplice esperienza di vita in comune, fondata su basi contrattuali. Pertanto, la nostra incapacità di cogliere e di difendere la dimensione naturale della famiglia fa sì che figure di riferimento quale gli zii, i cugini, siano in via di estinzione e non si vedono comitati a difesa di queste figure. Non c’è alcun dubbio che la famiglia conosce uno smembramento significativo e questa sua disintegrazione danneggia la società. Bisognerebbe – a mio avviso − promuovere il reddito di maternità anziché il reddito di cittadinanza. Ha ragione Hubert Mono Ndjana (filosofo camerunense) quando dice che la nostra società ha scartato le norme per normalizzare le anomalie. È un dato di fatto. E questo non scandalizza quasi più nessuno. Anzi, è scandaloso oggi trovare una famiglia con più di tre figli.
A volte sembra che non valga più la pena insegnare l’imperativo categorico e che distinguere il bene dal male sia diventato soggettivo.
Non illudiamoci, gli attacchi contro la famiglia naturale non finiranno fin quando le industrie che fabbricano le armi di distrazione di massa (false ideologie) non saranno smantellate. È triste, ma è una realtà. La famiglia, anche se ai giorni nostri è in caduta libera, rimane comunque l’istituzione più importante della sfera privata nonostante un sostanziale mutamento nella posizione sociale. Mentre aumentano le coppie senza figli, nasce “la coppia pendolare” o del “week-end” per scelta o per necessità, cioè persone che vivono per un lungo periodo fuori dalla dimora abituale per diversi motivi. Tutto questo dà vita a nuovi tipi di famiglie: quelle costituite da genitori soli non vedovi, le libere unioni e le famiglie ricostituite. Il che mette in contrasto l’ideale e il razionale. Alla famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio e orientata all’educazione della prole e perciò legata alla successione delle generazioni, basata sulla complementarietà, non viene riconosciuta nessuna differenza qualitativa rispetto ad altre forme di relazione interpersonale. È in questa combinazione che si nasconde il progetto per decostruire la famiglia naturale che parte dalla cancellazione della diversità.
Oltre all’obiettivo di procreare figli, e quindi nuovi cittadini, aveva anche la funzione di preservare le tradizioni e i beni della stirpe, attraverso il cambio generazionale.
Comunque sia, questa micro-comunità riveste un’importanza fondamentale per la rigenerazione della società; senza di essa, la società scompare anche perché la famiglia di oggi è la società di domani. In forza dell’assolutismo del “diritto di avere diritti” a tutto, s’impone la riscrittura del nuovo lessico dello statuto antropologico. Accanto a maschio o femmina, subentra una terza opzione.
Nonostante sia sottoposta a depravazioni etiche e demografiche, la famiglia è e rimane il riferimento più affidabile per il suo ruolo: difende e protegge la conservazione del genere umano. Il rumore di fondo che proviene dall’esterno, mettendo seriamente in discussione questo ruolo, non deve prevalere. San Giovanni Paolo II profetizzò quello che accade oggi alla famiglia quando insisteva nel suo magistero: «Famiglia, diventa ciò che sei». Questo compito sembra abbastanza arduo e alquanto irrealizzabile con l’avvento delle nuove tecnologie e delle nuove leggi. Benché non abbia perso la sua importanza, le sue funzioni sono certamente cambiate e così probabilmente continuerà a essere

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