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La grande missione ad Ariccia

Mag 24, 2021

Di Pietro Battista

Il Card. Pietro Francesco Galleffi vescovo di Albano concordò con il canonico Gaspare del Bufalo il programma della Missione che si sarebbe svolta in tutta la Diocesi con inizio, nella cittadina di Ariccia, il 3 gennaio 1821.

Quel giorno i missionari arrivarono puntualmente davanti alla Chiesa berniniana dell’Assunta, di fronte all’imponente Palazzo Chigi. Insieme a don Gaspare c’erano don Giovanni Merlini, don Turribio Lenta e don Francesco Saverio Mariotti.

La giornata grigia e gelida non invogliava la gente a lasciare il tepore della casa. Nella piazza si era radunata una piccola parte della popolazione.

Don Gaspare tenne ugualmente il discorso introduttivo col quale riuscì a entusiasmare tutti i presenti che tornando alle loro case suscitarono curiosità negli assenti. Pian piano, la «Missione prese fuoco».

Nonostante il freddo, la gente, uscì dalle proprie case per ascoltare la Parola di Dio annunciata, in modo nuovo da quei sacerdoti forestieri. La loro parola cominciò a scuotere le coscienze e a ravvivare la fede assopita degli ariccini.

Don Giovanni Merlini nella sua Istoria afferma che, a compiere il cambiamento nella popolazione, contribuirono anche alcuni episodi straordinari che si verificarono in quei giorni. Una signora, ammalata da anni, non potendo raggiungere la chiesa, espresse il desiderio di volersi confessare da don Gaspare.

Questi, non potendo recarsi dalla signora, le inviò una immagine di San Francesco Saverio, facendole dire di aver fede. Il giorno dopo quella signora era in chiesa, in prima fila, completamente guarita.

Un altro ammalato non voleva sentir parlare di confessarsi. Passando davanti alla sua casa, un missionario gli diede la benedizione. Poco dopo quell’ammalato, toccato dalla grazia, mandò a chiamare il missionario per confessarsi.

Un altro signore che conduceva una vita dissoluta, chiese di confessarsi. Alla fine espresse il desiderio di morire con la coscienza tranquilla. Qualche giorno dopo, morì esclamando: Oh benedetta Missione!

Al termine della predicazione, a Porta Romana, fu eretta una croce a ricordo dei frutti della missione. Uno dei frutti più belli della missione fu l’ingresso di don Gaspare Carboneri nella Congregazione.

Questo sacerdote era nato presso Mondovì nel 1778. Conseguita la laurea in lettere si trasferì ad Ariccia dove, nel 1805 ricevette un canonicato. Oltre a esercitare il ministero di Cappellano delle suore insegnava nel Seminario di Albano.

Nel periodo napoleonico, avendo giurato fedeltà al Papa, il 10 agosto 1810 fu mandato in esilio a Parma, a Piacenza e poi in Corsica, per tre anni.

Durante la missione di Ariccia, affascinato dallo zelo apostolico dei Missionari, chiese di far parte della Congregazione. Nel 1826 si recò in missione nell’isola di Zante. Tornato in Italia con una salute cagionevole, finì i suoi giorni nella Comunità di Benevento, il 30 gennaio 1838.

La Missione di Marino

Contrariamente all’ingresso gelido dei missionari nella città di Ariccia, la missione di Marino ebbe inizio con un’accoglienza trionfale da parte del clero e della popolazione.

I missionari giunsero processionalmente preceduti dalla confraternita del SS.mo Sacramento di Ariccia e da un folto gruppo di fedeli desiderosi di continuare ad ascoltare la parola di Dio.

Don Gaspare fece la prima predica nell’ampia Basilica di San Barnaba e suscitò un grande entusiasmo. Qualche giorno dopo, fu fatta la processione di Cristo morto. Un avvenimento straordinario che A. Santelli sintetizza con queste espressioni: «La città era in ogni parte copiosamente illuminata, le compagnie tutte, portando torce, il clero in abiti scuri intorno alla nobilissima bara, i più ricchi gentiluomini vestiti di nero con grossissime torce erano a destra e a sinistra del feretro, seguiva la statua di Maria Santissima Addolorata e in fine il vessillo della Croce.

Quattro volte si fermò la processione ordinatamente disposta e quattro furono gli svegliarini (le esortazioni) in quella sera. Le ferventi grida che da Gesù imploravano misericordia e perdono e le lacrime di compunzione più facilmente immaginar si possono che descrivere».

Da Marino, i missionari si trasferirono prima a Castel Gandolfo e dopo a Lanuvio accompagnati sempre processionalmente dalle confraternite, dai ristretti e da folti gruppi di popolo.

Dovunque la loro predicazione suscitava entusiasmo e soprattutto produceva conversioni anche di persone che si professavano atee e avversavano la Chiesa. (Continua)

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