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La Lectio Divina: come conoscere il cuore di Dio

di Romano Altobelli
La lectio divina: come conoscere il cuore di Dio
Gli Esercizi Spirituali sono un’esperienza di Dio, vissuta nell’ascolto della sua Parola, compresa e accolta. Come ascoltarla, comprenderla, accoglierla nel proprio vissuto personale? Il metodo è quello della lectio divina. I Padri della Chiesa dicono che la lectio divina è conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio. Vogliamo conoscere il cuore di Dio? Bisogna che ascoltiamo le sue parole. Questa è una definizione molto sintetica. Diamo ora indicazioni più descrittive.
La lectio divina è una lettura personale della Sacra Scrittura: da soli a soli ci poniamo davanti a Dio che ci parla. Durante questa lettura mi debbo impegnare ad assimilarne la sostanza. Come va fatta questa lettura? Nella fede (perché è Dio che parla a me) e in spirito di preghiera.
Debbo credere che, nel momento stesso in cui leggo la Parola di Dio nella Scrittura, Egli è presente, mi sta parlando; contemporaneamente mi debbo impegnare ad essere presente a Lui, perché si realizzi il dialogo.
La regola di tutti gli Istituti religiosi riporta la norma che ogni giorno bisogna fare la meditazione e indica quanto tempo. È importante che tutti i giorni si faccia la meditazione, la lectio divina nel tempo e nel modo stabilito, perché il Signore è sempre presente a questo appuntamento. Anche noi dobbiamo essergli presenti fisicamente e spiritualmente: corpo, anima, mente e il cuore.
Lo spirito di preghiera comporta la disponibilità a obbedire al Signore, a fare ciò che Egli ci chiederà; comporta ancora lo spirito di abbandono completo all’amore: abbandono al suo cuore, ai suoi sogni, alla sua volontà, alle sue promesse, alle esigenze del suo amore.
Quando due persone si vogliono bene, perdono ambedue la libertà: l’amore di Dio viene e mi chiede la libertà, la completa disponibilità.
I Padri della Chiesa hanno sempre pregato in questo modo, ma non hanno mai scritto il metodo pratico. Alla fine del 1100 un grande certosino, Guigo II, pregando su Matteo 7,7 («Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto») impara il metodo della preghiera, un metodo che egli chiama “La scala dei monaci”. Lo descrive in una sua lettera ad un suo amico di nome Gervasio.
1 – Chiedete lo Spirito e riceverete l’illuminazione. Pregando le parole di Gesù “Chiedete e vi sarà dato”, Guigo II ha chiesto lo Spirito Santo ed ha ricevuto la luce necessaria. Chiedere lo Spirito Santo è l’unica domanda che il Padre esaudisce: «Il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono» (Lc 11, 13; Mt 7, 11). Se si chiedono altre cose, non è sicuro che ce le concederà. È certo, però, che se si chiede lo Spirito, lo darà.
Guigo II, infatti, l’ottenne e pose come atto orante introduttivo alla lectio divina il primo frutto della sua esperienza: «chiedete la luce dello Spirito Santo e riceverete l’illuminazione». Quando ci applichiamo alla lectio divina, chiediamo anzitutto: «Signore, dammi il tuo Santo Spirito, perché illumini la mia mente e riscaldi il mio cuore». Il Signore concederà la luce e il calore dello Spirito. Poi si cede la parola al Signore: Signore, ora parlami. Nelle parole di Gesù, che Guigo II ha pregato, si hanno quattro verbi, ,che costituiscono i quattro gradini della scala: «Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto».
Ossia: “Cercate nella lettura”; “Troverete nella meditazione”; “Picchiate nella preghiera”; “Entrerete nella contemplazione”. (continua)
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