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La missione di Castel Gandolfo e di Lanuvio

Di Pietro Battista

La Missione di Castel Gandolfo, piccolo ma famoso centro per la presenza del Palazzo Pontificio, ebbe inizio il 27 gennaio. Il paese contava allora settecento anime. Da Marino erano partiti processionalmente il Distretto di San Francesco Saverio e altre associazioni, ciascuna col proprio stendardo. Li accompagnava don Luigi Moscatelli. Appena fuori Castello a quel folto gruppo si unì anche il Ristretto giunto da Ariccia. Insieme entrarono nella piazza antistante il Palazzo Pontificio. Qui furono accolti dalla popolazione, esultante per quella presenza così numerosa e festante.
La Missione fu caratterizzata da un via vai di fedeli, che giungevano da ogni dove, per ascoltare le esortazioni dei missionari. Si racconta che alla chiusura della missione, mentre la piazza era affollata di persone accorse lì, per ascoltare la predica dei ricordi di don Gaspare, un contadino, che tornava dalla campagna con l’asinello carico di legna, non riusciva a trovare lo spazio per raggiungere la propria abitazione.
Per questo cominciò a bestemmiare e a bastonare il povero asinello. Ma l’animale reagì, piegandosi sulle sue ginocchia, e non si mosse fino alla
fine della predica. La gente, riflettendo sull’accaduto, disse che il somaro aveva dimostrato di essere più intelligente del padrone.
Si racconta che, terminata la Missione, il Parroco, nel salutare don Gaspare, gli suggerì di inserire nella predicazione del seguente quaresimale una speciale esortazione alle donne, che esageravano nel bere del vino tanto che, quando i mariti tornavano a casa, li ricevevano a bastonate.
Il 3 febbraio di quello stesso anno la Missione si trasferì da Castel Gandolfo a Lanuvio. Benché la distanza tra i due paesi superasse i dieci chilometri, vi prese parte una folla numerosissima, formata da Marinesi, Castellani, Ariccini e Velletrani. Fu un vero trionfo. Per ascoltare la predica entusiasmante di don Gaspare del Bufalo, il raduno fu fissato davanti alla Collegiata. Durante la Missione giunsero processionalmente le donne di Castel Gandolfo, per partecipare alla messa della comunione generale. Quel gesto delle Castellane suscitò in tutti grande commozione. In quei giorni era circolata la notizia che un gruppo di briganti aveva dato l’assalto al seminario di Terracina, sequestrando 33 persone a scopo di estorsione. Poi, la notizia dell’epilogo fu che 31 persone erano state liberate ma due erano state sgozzate. Don Gaspare fu profondamente colpito da quell’epilogo, tanto che in una predica pronunziò questa espressione: «Signore, sono disposto ad affrontare sofferenze e persecuzioni per Te».
Don Gaspare, che aveva sempre teso una mano ai briganti, in quel momento si sentì beffeggiato dall’atto brutale compiuto da coloro che si era impegnato a redimere. Nell’udire quelle parole don Giovanni Merlini esclamò: «Occorre una buona dose di spirito per pronunciare questa preghiera». Don Giovanni Merlini nella Istoria scrisse: «L’entusiasmo suscitato dal Canonico del Bufalo e dai suoi missionari in queste Missioni generò nella popolazione il desiderio di avere nel territorio una presenza stabile di quei sacerdoti».

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