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La nave sepolta e La vita straordinaria di David Copperfield

Di Alberto Celani, CPPS
Cinema
La nave sepolta
Regia di S. Stone, con C. Mulligan, R. Fiennes, L. Jamesi
Inghilterra: alle porte della Seconda guerra mondiale, una vedova facoltosa ha un’intuizione circa la presenza di qualcosa di storicamente rilevante nei suoi possedimenti ed assolda un addetto agli scavi molto talentuoso ma senza il riconoscimento professionale di archeologo. Ne viene fuori una storia di silenzi, ricerca, sofferenza, soddisfazione, interrogativi sul tempo. Un film corale dove tante storie prendono vita dal nulla solo perché si è iniziato uno scavo, fino al loro naturale oblio al termine dei lavori. Come ha sostenuto R. Fiennes: «è la storia di due anime affini senza una storia d’amore».
Come sempre i titoli italiani sono così poco poetici, molto meglio l’inglese The dig, “lo scavo”. Di fatto questo è il centro: non c’è una storia previa, un personaggio nettamente principale, si parte subito così con un colloquio di lavoro, una proposta. Lo scavo è tutto e non è niente, è il motivo dell’esistere del film ma di fatto non smuove nulla del film. Non si parla molto di archeologia, eppure strato dopo strato la sceneggiatura ci fa scoprire un periodo di tempo delle vite dei protagonisti: come vestivano, cosa provavano, come si relazionano tra loro. Lo scavo è la luce che si accende e la luce che si spegne al termine, lo scavo è il palcoscenico. Ho letto critici scrivere come alcune storie di contorno fossero meno importanti delle principali ma non sono d’accordo. Non è e non vuol essere un film sulle persone, né un film su un’impresa archeologica ma pezzi di vita intorno a uno scavo. Se visto così lo trovo molto più affascinante.
Carey Mulligan è stupenda, una donna che in ogni cosa che fa lascia trasparire una profonda e silenziosa tristezza (avrei solo tolto tanti piagnistei che rendono palese ciò che da sola la nostra attrice fa capire magistralmente). Ralph Fiennes è un uomo molto misterioso, un personaggio che trovo inferiore come profondità, meno magnetico, ma comunque un bel ruolo.
Certo le note, anche se non drammatiche, sono molto tristi e meno male che il film non è lunghissimo (o non avremmo retto). Apprezzo dunque l’idea di fondo, la bellezza delle immagini e l’affascinante tristezza della Mulligan. Un film pacato in un mondo prossimo alla guerra.
Voto CinemaScopio: 6 e ½

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La vita straordinaria di David Copperfield
Regia di A. Iannucci, con D. Patel, T. Swinton, H. Laurie.
Una storia intramontabile quella del giovane eroe nato dalla penna di Charles Dickens: un bambino orfano di padre ma che vive una vita idilliaca con la madre e la sua domestica si ritrova catapultato nel crudele mondo degli adulti quando la donna giunge a seconde nozze. E questa versione? Beh la drammaticità della situazione si mescola ad un’ironia gioiosamente fuori luogo. In questo film gli indiani sono figli di bianchi, i bianchi sono figli di neri, i neri sono figli di asiatici… non troverete alcuna coerenza nelle etnie dei personaggi semplicemente perché è un film senza etnie. Un film su un libro storico che esce totalmente dalla dimensione storica per farne una bizzarra disanima sull’umanità a prescindere da ogni contesto, dove l’Inghilterra è l’Inghilterra ma potrebbe anche essere il Giappone!
Ma quanto è strano questo film? Intanto non lasciatevi ingannare: il regista Armando Iannucci è di origine italiana, ma è scozzese come il kilt. Il film ha un grande difetto: parte male! All’inizio non mi ha preso per niente: non ridevo, non piangevo, non capivo, mi sembrava tutto troppo costruito e costruito male. Poi piano piano ti abitui a tanta eccentricità e ne cogli la sua bellezza particolare restandovi attratto.
Credo che sia una maniera molto moderna di approcciare un classico della letteratura e questa è una gran cosa, solo che alcune note stucchevoli e troppo fuori dalla storia (vedi la scena della “signorina col cagnolino” mentre David scrive) ti escludono totalmente dal filo narrativo e senza quell’impatto emotivo che di certo si voleva imprimere.
“Ma lo devo vedere o no?” … Sì, lo dovete vedere: anche solo per l’interpretazione di Dev Patel, della magistrale Tilda Swinton (una caratterizzazione del personaggio da gran teatro) e da un sorprendente Hugh Laurie (che prima di questo film conoscevo solo per il dr. House).
Ha funzionato l’esperimento sociale sulle etnie? Credo che l’intento fosse polemico verso l’egemonia “bianca” nei film, anche quando soggetti erano di altre provenienze, ma a me le polemiche non interessano e giudico solo l’effetto sul film.
Dicevamo: “ha funzionato?”. No per la coerenza, sì se lo si vede come una storia fantastica, molto umana nel suo cuore e poco poco umana nella sua realizzazione… Un po’ iperuranio e un po’ favola per bambini. Altamente godibile
Voto CinemaScopio: 6 e ½

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