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La Prima festa del Preziosissimo Sangue in Albano

Di Pietro Battista
Erano passati più di tre mesi dall’arrivo dei missionari ad Albano. Essi erano ancora accampati nel Palazzo Abaziale. Le famiglie che occupavano la loro casa non avevano fretta di uscire. Alcuni locali erano occupati anche da una fabbrica di maccheroni. Il Monastero sembrava un porto di mare, chi entrava e chi usciva. Il portone era spalancato notte e giorno. Solamente i proprietari restavano fuori. Accampati nel Palazzo Abaziale attendevano con pazienza. Intanto, avvicinandosi il tempo della villeggiatura, i due romani che avevano depositato il loro mobilio nel Palazzo, pensarono di recarsi in Albano a predisporre ogni cosa per l’arrivo delle loro famiglie. Appena il custode li informò che le loro stanze erano state occupate da alcuni preti, per volere del Vicario Generale, andarono su tutte le furie. Quel giorno, i missionari stavano tutti in chiesa per celebrare la Festa del Preziosissimo Sangue. Uno dei due romani, il signor Valentini decise di attendere il rientro dell’inquilino abusivo per dargli una lezione.
Terminata la messa della Comunione Generale celebrata dal Vicario Mons. Spolverini, don Giovanni Merlini sentì il bisogno di andare in camera. Giunto davanti alla porta, fu investito dalle invettive dell’energumeno. Nella foga l’uomo non faceva capire le motivazioni della sua ira. Don Giovanni lo invitò alla calma e chiese di spiegarsi meglio. Nel frattempo giunsero gli altri missionari insieme al Vicario Generale. Qualcuno riferì che don Giovanni aveva ricevuto anche uno schiaffo. Il Vicario minacciò di chiamare la forza pubblica per far arrestare lo schiaffeggiatore. Il Merlini non perse la calma. Appena capì che era proprio lui la causa della reazione violenta, si impegnò a liberare, immediatamente, la stanza. L’altro romano, il signor Cavagnoni, sconcertato, mise a disposizione del missionario la sua camera.
In pochissimo tempo, don Giovanni sgombrò il locale della sua poca roba. Consumato il pranzo alla svelta, corse nuovamente in chiesa per la conferenza ai giovani del Ristretto di San Luigi. Mentre il missionario parlava, entrò in chiesa l’aggressore. Si fermò ad ascoltare la catechesi. Impressionato dalle parole rivolte ai giovani, si avvicinò a Don Giovanni e chiese scusa per le villanie commesse nei suoi confronti. Dopo aver espresso la sua ammirazione per la calma dimostrata durante l’aggressione verbale, insistette perché accettasse un’offerta per le necessità della chiesa. Don Giovanni, concludendo il racconto, scrisse nella Istoria: «Così terminò in pace la festa del Preziosissimo Sangue».
Editoriale

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