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La Riforma Liturgica della Chiesa

Di Giovanni Francilia

DOPO 60 ANNI DAL VATICANO II:
LA “SANTA EUCARESTIA PARTECIPATA”
INNO DI LODE ALLA TRINITÀ

L’11 ottobre scorso abbiamo ricordato i 60 anni dell’inizio del Concilio Vaticano II, un evento che per la sua portata e per ciò che ha rappresentato per la Chiesa non poteva passare inosservato. Farne memoria è un dovere di gratitudine allo Spirito che lo ha suscitato nel cuore sapiente e vigilante del Papa san Giovanni XXIII e lo ha portato a compimento con la lungimiranza del Papa san Paolo VI.
Il fatto stesso che questa grande assise della Chiesa cattolica sia stata voluta e portata a termine da due Papi santi non è una indicazione di poco conto, ma
la conferma dell’opera di grazia che è stato questo evento per la Chiesa e per il mondo.
Le quattro grandi Costituzioni che racchiudono un modo diverso della Chiesa di porsi a servizio di Dio e dell’uomo ne riassumono non solo la diversa concezione che la Chiesa ha assunto nel suo modo di farsi presente nel cammino del popolo di Dio, ma anche la riscoperta e la riproposta in modo totalmente nuovo della vocazione universale alla chiamata alla santità, la centralità della Parola, l’universalità della salvezza e dell’incontro con uomini, razze, lingue, fedi e culture diverse.
La dignità di ogni uomo, per il quale Cristo ha dato la sua vita e che nel suo sangue ha riconciliato tutti gli esseri della terra e del cielo, ha aperto nuovi orizzonti di dialogo, di incontro, di servizio, di carità e di cultualità nei confronti dell’unico Dio e Padre.
Tra le quattro grandi Costituzioni quella più “discussa” che ha avuto innumerevoli consensi ma anche molti dissensi (fu approvata quasi all’unanimità: 2147 voti con soli 4 contrari), è la Sacrosantum Concilium che inaugura nuovi orizzonti nella ritualità e nel culto millenario della Chiesa nel desiderio di renderlo più incarnato nella vita delle persone, più comunitario e maggiormente partecipato.
Che la Chiesa, fatti salvi i principi dogmatici, la Scrittura e la Tradizione, che rimangono capisaldi da sempre immutati nel tempo, ha conosciuto nel corso dei secoli innovazioni e trasformazioni è un dato di fatto. Così è stata poi riformata la liturgia della santa messa per rispondere a quanto la Costituzione Sacrosantum Concilium sulla liturgia aveva con forza determinato. Dalla promulgazione alla concretizzazione della riforma con l’uscita del nuovo Messale Romano, del ripristino dei Lezionari, dell’Evangeliario e dei Rituali sacramentali e degli Ordo particolari, intercorse un po’ di tempo che fu anche necessario per cominciare a familiarizzare con i nuovi libri liturgici che sostituivano l’unico Messale in latino nel quale era contenuto tutto ciò che faceva riferimento alla celebrazione della messa. Non si può ignorare per rispetto della verità e della storia che, nel frattempo che venivano prodotti i nuovi “strumenti liturgici” anche a causa degli “esperimenti celebrativi” e l’incomprensibile fretta di realizzare la riforma, le stesse interpretazioni spesso non sempre concordi dei dettati della costituzione, diventarono, a volte, campo libero al cosiddetto “fai da te” con abusi e soprusi spesso scaduti anche in una specie di furia iconoclastica di tutto quanto aveva segnato e espresso la fede celebrativa, cultuale e devozionale del passato ora spazzato via da paramenti improvvisati, suppellettili e trasformazioni dell’architettura liturgica a volta causa di scempio e di distruzione di quanto indubbiamente aveva un valore non solo di fede ma anche di tradizione e di arte. Al contrario la ferma e decisa opposizione a qualsiasi mutamento, portò a vere e proprie “barricate ideologiche” e chiusure allo spirito del Concilio, immotivate e a volte assurde.
I papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, nel condannare ogni estremismo ed ogni chiusura richiamarono la Chiesa con alcune istruzioni e indulti.
La celebrazione eucaristica, “sacrificio e banchetto” secondo quanto precisato da Paolo VI, ha avuto una evoluzione per cui, senza nulla togliere al Mistero Pasquale, è stata resa viva e condivisa anzitutto dalla comprensione del linguaggio e dalla visibilità dei gesti grazie al ritorno dell’altare “coram populo” (rivolto al popolo); e poi da una giusta e consistente importanza donata alla Parola di Dio, parte costitutiva della “mensa della Parola” che prepara ed introduce alla “mensa eucaristica” dove tutti sono come popolo in cammino nutriti e dissetati con il cibo e la bevanda di Salvezza.
La partecipazione attiva certamente favorita dalla partecipazione al canto, all’ascolto, alla preghiera ci ha restituito il “sacrificio di lode” al Padre attraverso l’offerta sacrificale del Figlio nella comunione al Cristo e ai fratelli, resa possibile dalla invocazione dello Spirito santo.
Papa Francesco nella sua lettera apostolica Desiderio Desideravi al n. 16 scrive che la Liturgia garantisce di essere il luogo dell’incontro autentico con Dio. Il memoriale dell’ultima Cena non è un ricordo del passato, ma risponde al bisogno concreto di presenza dell’uomo a quella Cena.
Quindi afferma: «Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia».
Una santa eucarestia consapevole e vissuta, che rende gloria alla Trinità da cui scaturisce come sorgente e alla quale è indirizzata, è la preghiera più importante e maggiormente gradita a Dio in quanto offerta del suo Figlio unigenito nello Spirito Santo. Facciamo delle nostre assemblee eucaristiche delle feste di lode e di autentico ringraziamento al Padre che ci dona il pane della vita e il calice della Salvezza rendendoci sin da ora commensali del banchetto del Regno.

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