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L’obbedienza filiale di Cristo in noi

GOCCE DI SCRITTURA
L’Epistola agli Ebrei /13
L’obbedienza filiale di Cristo in noi
Di Giuseppe Pandolfo
Nei versetti 1-18 del cap. 10 di Ebrei, l’autore conclude la sua riflessione sul confronto tra il culto antico e quello nuovo; quest’ultimo efficace nell’eliminare i peccati con il perdono. L’azione del culto antico non era reale in quanto il sangue dei tori e dei capri non agiva sulla coscienza dell’uomo e non poteva instaurare una comunione vera con il Signore essendo soltanto «un’ombra dei beni futuri» (Eb 10,1). L’autore di Ebrei, applicando i versetti 7-9 del Salmo 40 (39) a Cristo, indica cos’è che ha portato alla svolta nel piano della salvezza: l’offerta personale dell’orante. Non è più l’offerta di animali che viene utilizzata, ma l’offerta dell’orante stesso poiché l’orante è sacerdote e vittima del medesimo sacrificio. L’atteggiamento dell’orante del Salmo manifesta la sua disponibilità all’obbedienza alla volontà di Dio e tale cosa la si può riscontrare in Lc 22,42, nel momento in cui Gesù, nella sua preghiera al monte degli ulivi, deve entrare nel progetto del Padre. Gesù non fa altro che accogliere con amore e fiducia filiale il suo cammino di dolore verso la croce, attuando in sé stesso le esigenze della legge: «Questo io desidero, la tua legge è nel mio intimo» (Sal 40 (30), 9).
La conseguenza di tutto ciò è che mediante un solo sacrificio di sé stesso, compiuto una volta per tutte, Gesù è entrato nell’intimità con il Padre, esercitando l’obbedienza nei confronti della sua volontà. Inoltre, in forza della sua solidarietà con la natura umana che è fondata nella sua incarnazione, ha riversato in noi gli effetti di questa sua offerta e ha coinvolto così l’umano nel progetto divino. La legge non è più qualcosa che si compie esteriormente a noi, ma in noi per mezzo del dono dello Spirito Santo. Nell’umanità di Cristo l’uomo ha visto adempiuta questa profezia che rende ogni uomo capace della stessa obbedienza filiale di Gesù anche nelle prove più grandi della sua vita. In Gesù la nostra natura umana è stata interiormente trasformata per essere resa in grado di offrire un sacrificio che abbia davvero come conseguenza il perdono dei peccati e la comunione con Dio. Ed è per questo motivo che anche in noi c’è questa capacità di rendere tutta la nostra vita un’offerta in cui troviamo la possibilità di rispondere alle domande e alle situazioni della nostra esistenza con quella fiducia filiale che fu di Cristo Gesù, poiché la sua legge è iscritta nel nostro cuore e nella nostra mente (cfr. Ger 31,33-34).
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