dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
Nella nostra vita

Di Giulio Martelli
Tutti i sacramenti si rivolgono, da un lato, al corpo, alle realtร โsensibiliโ, particolarmente lโEucarestia che ha come punto di partenza il pane e il vino โfrutto della terra e del lavoro dellโuomoโ. Punto di arrivo รจ la glorificazione del corpo e del sangue: quello di Cristo, poi il nostro. E non potrebbe essere diversamente dal momento che la fede sua รจ interamente fondata non sopra una vaga immortalitร , ma sulla resurrezione della carne. E non รจ soltanto la vita degli uomini ad essere interessata; lo รจ anche la loro esistenza, la loro storia. Qui dobbiamo capire che il sacramento non esprime soltanto il senso di ciรฒ che viviamo, e che รจ il cammino verso lโumanitร riconciliata; esso รจ, inoltre, operativo: fa compiere un passo in avanti in questa direzione in molteplici modi. Innanzitutto ci invita e ci porta a fare nostro lโatteggiamento pasquale, il dono della vita, in tutto quello che dobbiamo fare e sopportare. In quanto condizione di cibo, ci invita a correggere le anomalie nei nostri modi di rapportarci, di fare societร . Dobbiamo rivedere per esempio, lโorganizzazione del lavoro, i comportamenti di mutuo assoggettamento e accaparramento delle ricchezze, alla luce della condivisione e di Cristo in posizione di servitore della vita. Ma cโรจ di piรน, perchรฉ lโEucarestia non รจ solo lโinvito a trasformarci e a contribuire a trasformare il mondo. Sappiamo dalla fede, infatti, che il sacramento comunica una forza per tutto questo: la grazia. Tutto sarebbe impensabile se il sacramento, atto della comunitร credente, non fosse al tempo stesso atto di Dio stesso; atto creatore che ci rende capaci di vivere la nostra vita dandole la forma pasquale. Non si puรฒ dunque staccare lโEucarestia dalla vita, tantomeno la fede dalla vita. Al contrario, il sacramento dice ed attualizza la presenza attiva di Dio nella vita degli uomini, che perciรฒ si trova aperta alla vita eterna. Non solo aperta, ma concretamente incamminata verso la vita eterna su percorso corporale: cibo, bevanda! Siamo in piena realtร corporale! E la posta in gioco รจ la resurrezione dei corpi! Tutto questo lo sappiamo, ma forse รจ necessario insistervi. Il semplice fatto di dire โil corpoโ, oppure โil nostro corpoโ, puรฒ giร ingannarci: parliamo infatti come se in noi ci fosse qualcosa, qualche realtร che non sia corporale. Di fatto, tutto in noi รจ corporale, tanto da poter dire ugualmente che tutto il nostro corporale รจ spirituale.
Per esempio, tutta lโintelligenza che guida il funzionamento dellโintestino รจ qualcosa di spirituale. Per esempio ancora, quello che io dico o una pagina che sto scrivendo รจ al tempo stesso corpo e spirito, lโuno nellโaltro, lโuno attraverso lโaltro. Ne segue che il nostro problema non รจ quello di essere un poโ โtroppo corpoโ, un poโ troppo โcorporaliโ, ma di non esserlo abbastanza.
Non possiamo essere pienamente corpo infatti, se non in una relazione armoniosa con tutti gli elementi della creazione, della natura, in stretto rapporto con tutti gli altri corpi. Allora soltanto possiamo essere pienamente corpo spirituale e spirito corporale. Ma attenzione! Il passaggio a questo stato suppone la morte di tutto quanto in noi, corporalmente e spiritualmente, รจ conflitto, divisione interiore e divisione esteriore. Il principio di divisione, Paolo lo chiama โla carneโ o โla carne del peccatoโ. Ora, il Cristo ha distrutto, ยซha abbattuto il muro di separazione che divideva cioรจ lโinimiciziaยป (Ef 2, 14-16; Col 1, 18-20). E il Cristo Risorto si ritrova in comunicazione, senza interruzione alcuna, con tutto lโuniverso, e con tutta lโumanitร , di ieri e di domani. In lui, con tutti gli altri, diventiamo letteralmente un solo Corpo. Ed รจ a questo punto che il carattere corporale raggiunge il suo compimento. LโEucarestia ci trasporta a questo livello, perchรฉ ci mette in comunione con il Cristo Risorto e cosรฌ anticipa la nostra resurrezione alla fine dei tempi. NellโEucarestia, noi ci troviamo allora della โpienezzaโ pleroma di Ef 3, 19 e 4, 13, del โriempimentoโ per cosรฌ dire.
Il corpo dellโAdamo ultimo, terminale, รจ fatto di tutti gli uomini corporali. La nostra personale singolaritร ci fa raggiungere lโuniversale del โtutti insiemeโ, il quale non cancella la mia identitร , la mia differenza, ma al contrario la esalta. […] Il corpo ecclesiale si costituisce semplicemente per anticipazione del corpo universale della vita eterna.
Ora, in ciascuno di noi lโanticipazione del corpo universale prende la forma della caritร . Mediante lโamore, lโindividuo si rapporta agli altri e coinvolge se stesso in un โtutti insiemeโ, che supera tutte le frontiere di tempo e di spazio. Un amore che non puรฒ non essere universale: se per caso, rifiuto un solo essere umano, passato presente o futuro, lโamore non ha piรน luogo perchรฉ amo unicamente โquelli che mi amanoโ. Alla fin fine sono io che amo me stesso! Cfr. Mt 5, 43-48. Lโamore comincia con la gratuitร , quando non cโรจ alcuna ragione comprensibile di amare. Tutto ciรฒ ci fa capire la narrazione dellโultima cena da parte di Giovanni, il quale sostituisce il racconto del dono della carne e del sangue, con il racconto della lavanda dei piedi. Fare memoria di Cristo significa anche questo, in primo luogo questo! Perciรฒ il rito eucaristico termina nella comunione, nella unione con: con tutti quelli che partecipano alla celebrazione, e rappresentano tutti coloro che sono nel mondo. La comunione eucaristica รจ la comunione con Cristo nel quale tutti sono stati creati e che raduna in sรฉ il Corpo nuovo perchรฉ egli รจ โil primogenito di coloro che risuscitano dai mortiโ (Col 1, 15-20). LโEucarestia non รจ la mia personale azione di grazia se non รจ al tempo stesso azione di grazia di un popolo: un popolo di popoli, il popolo di tutti i popoli.
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