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Patto Educativo Globale

Patto Educativo Globale
Primo articolo di questa nuova rubrica di pastorale giovanile rivolta a educatori, catechisti, animatori, genitori, fratelli maggiori e a chiunque si interessa o opera nel campo dell’educazione e dell’evangelizzazione delle nuove generazioni.
Sarà, per chi legge, un cammino nuovo e, per chi scrive, un cammino un po’ strano!
Sono, infatti, un giovane – ho 27 anni – che parla agli adulti… dei giovani!
Ma chissà che proprio questa qualità anagrafica non mi permetterà di cogliere meglio alcune istanze che provengono proprio dai miei coetanei (o giù di lì!!!).
Perché “Tic Toc”? È la storpiatura della celebre marca di caramelle tascabili.
Sostituendo la “a” con la “o” il nome del brand rimanda al social network oggi più popolare tra gli adolescenti. Cercheremo allora in queste tappe di gustare insieme qualche “chicca” di pastorale giovanile… alcune più dolci, altre – forse – un po’ più amare!
Di Eric Strollo
Una nuova alleanza per e con le giovani generazioni
I lavori del convegno sul “Global Compact on Education” si sono svolti il 15 ottobre scorso in diretta streaming sul portale di Vatican News (e sui canali di YouTube) dall’Università Lateranense di Roma, che ha ospitato l’evento.
A mettere a fuoco la questione educativa, è il Papa stesso attraverso un videomessaggio in cui, senza mezzi termini, parla di “catastrofe educativa” di fronte “ai circa dieci milioni di bambini che potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal Coronavirus, aumentando un divario educativo già allarmante (con oltre 250 milioni di bambini in età scolare esclusi da ogni attività formativa)”… “È tempo, dunque,” sottolinea Papa Francesco, “di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”.
Come ciascuno di noi può fare proprio questo appello? In che senso sono chiamato come adulto, come cristiano, ad allearmi con i giovani? È ancora possibile il tanto auspicato dialogo intergenerazionale? Cercheremo di rispondere a queste domande proponendo un approfondimento critico a partire dalle tre parole: Patto – Educativo – Globale.
Patto Educativo Globale – Patto
Patto è sinonimo di alleanza, una parola con forti connotati biblici e molto cara ai lettori di questa rivista. Siamo, infatti, rimandati alla “nuova ed eterna alleanza” stretta da Dio con l’uomo “nel segno del Sangue” di Gesù Cristo.
Stringere un patto implica, perciò, fin da subito un’alterità, una pluralità.
Nella sua accezione più semplice indica due persone che fanno un passo in avanti l’una verso l’altra per operare un cambiamento. Ogni patto, infatti, fa nascere qualcosa di nuovo nella realtà, è generativo. I due soggetti non sono più solo due “io”, ma nasce un nuovo “noi”, che li comprende e li trascende. Oggi in realtà la cultura è incentrata in modo ossessivo sull’egolatria. La domanda fondamentale non è quella relativa a ciò che posso dare al mondo e agli altri, ma quella relativa a ciò che posso ottenere dal mondo e dagli altri. E qui sta la base dell’emergenza. L’educazione, infatti, esige che, chi partecipa a questa realtà, si comprometta e sia solidale nei confronti degli altri. Che sia vulnerabile, che sia disposto a “dimenticarsi” un po’ di sé in vista della cura di altri.
«L’educazione è una comunicazione di sé, cioè del proprio modo di rapportarsi con il reale» scrive Don Giussani (L. Giussani, Il rischio educativo, SEI, Torino 1985, 84). Ma la comunicazione implica – anche etimologicamente – la dimensione della donazione. Come può esserci comunicazione di sé da parte di un adulto interessato solo a far crescere il suo ego? Un esempio positivo, invece, ce lo ha mostrato recentemente il Papa con l’iniziativa Economy of Francesco, l’evento digitale internazionale che ha sancito l’alleanza della Chiesa con i giovani per costruire una nuova cultura economica “a misura d’uomo”.
Papa Francesco ha dato loro anche un metodo invitandoli a diventare educatori chiamati a mettersi in ascolto dei poveri. “Non pensate per loro”, ha insistito, “ma con loro. E con loro pensate a giusti modelli economici”. La Chiesa si allea con i giovani affinché i giovani possano allearsi con il mondo! E noi siamo pronti a seguirne l’esempio?
Patto Educativo Globale – Educativo
Da anni, lo studioso Armando Matteo individua nella crisi dell’adulto la crisi dell’educazione. Si potrebbe dire che “non esistono più i giovani di una volta, perché non esistono più gli adulti di una volta”. Oggi nessun adulto vuole essere veramente adulto. Palestre, centri estetici, trattamenti anti-rughe, anti-imperfezioni, anti-età. Visi tirati, capelli tinti, fasce contenitive sotto i vestiti.
Soldi e soldi spesi come offerte sacrificali alla dea-giovinezza. Anche nel linguaggio contemporaneo non è inusuale parlare di “un ragazzo di 40 anni” o, riferendosi al parroco quasi cinquantenne, di un “prete giovane”. Non si vuole offendere nessuno, ma è chiaro che la giovinezza, pur essendo una categoria anche spirituale, non può essere sganciata dai suoi riferimenti anagrafici (per la CEI, ad esempio, sono definiti “giovani” i ragazzi dai 16 ai 29 anni).
L’adulto di oggi, afferma Matteo, “insanamente votatosi all’ideale umano della giovinezza perenne, rinuncia in breve, alla responsabilità educativa che è sempre di natura verticale, dichiarando non più essenziale l’asimmetria di rapporto, che è la legge base di ogni rapporto educativo, e non riuscendo così più a far fronte e a tenere fede alla salutare distinzione tra il volere bene al figlio e il volere il bene del figlio” (A. Matteo, Onora l’adulto che è in te, in «NPG», 7, novembre 2020).
Accade paradossalmente una inversione educativa. I genitori vogliono essere gli “amichetti” dei loro figli, perdendo di vista il loro ruolo: essere esempi da seguire e testimoniare, anche con la giusta autorità, cosa significa vivere.
Allo stesso tempo, i giovani, con le loro mode, i loro linguaggi, i loro social, diventano maestri di vita dei genitori. Nondimeno, poi, tale dinamica si ripresenta anche nei nostri ambienti pastorali, in cui, la proposta cristiana rischia inevitabilmente di risultare spogliata di ogni fascino. Da ragazzo in cammino verso l’adultità, affermo che i giovani hanno bisogno di vedere negli occhi degli adulti la gioia di essere cresciuti, il coraggio di assumersi le responsabilità derivanti dalle scelte fatte, la soddisfazione di chi sa di aver seminato e attende con pazienza il tempo del germoglio. C’è bisogno di adulti che non si mettano in competizione con i giovani e che nemmeno tentino di imitarli per apparire più cool. C’è bisogno di adulti felici di esserlo! L’educazione, a mio avviso, può e deve ripartire da qui. Allearsi con i giovani non significa mettersi un jeans strappato o aprire un profilo tik tok. Vuoi parlare il loro linguaggio per farti comprendere meglio? È un buon punto di partenza, ma non dimenticare lo scopo. Nelle feste di Natale appena passate abbiamo celebrato Dio che viene incontro all’uomo affinché l’uomo torni a vivere “da Dio”.
Così, adulti, fatevi prossimi ai giovani, ma perché i giovani possano diventare pienamente adulti!
Patto Educativo Globale – Globale
La globalità di questo patto si inserisce perfettamente nell’orientamento che il Papa ha dato alla Chiesa in questi ultimi anni: una Chiesa per tutti. Dalla Laudato si’, passando per il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, fino a sfociare nella Fratelli tutti, della quale ci siamo occupati nello scorso numero.
La globalità ci rimanda alla cattolicità, alla sinodalità, alla popolarità della nostra comunità cristiana. Possiamo dire che, a distanza di più di 50 anni, finalmente si sta compiendo la recezione del Vaticano II e, in modo particolare, delle istanze contenute nella Gaudium et Spes. Nel nostro piccolo, ognuno di noi può accogliere l’invito ad allargare i propri orizzonti. I genitori sono chiamati, in mezzo alle numerosi e comprensibili sfide, a ridare fiducia alla scuola. Nelle parrocchie, invece, cerchiamo con ogni mezzo di ritrovare le “alleanze educative” con le famiglie, con le istituzioni, con il territorio in generale. Papa Francesco lo sta gridando dal 2013: “Usciamo!”. Per fare cosa? Per incontrarci. Torniamo a credere in una umanità più fraterna, che sa collaborare, che sa comportarsi da adulta! È finito il tempo del “dare le colpe!”. “I giovani sono maleducati perché i genitori li viziano troppo” si dice a scuola. “I nostri figli sono pigri perché i professori non insegnano loro la disciplina” si sente in famiglia. “Le nuove generazioni non hanno costanza ed entusiasmo per via della crisi dell’istituzione scolastica e dell’assenza dei genitori” ribattono i catechisti e gli educatori parrocchiali.
Forse c’è del vero in ognuna di queste obiezioni. Ma è ora di guardare avanti.
È il tempo dell’alleanza. Lasciamo andare un po’ di noi stessi, delle nostre convinzioni, delle nostre polemiche… ci scopriremo più leggeri, pronti per il viaggio verso il nuovo “villaggio dell’educazione”. Papa Francesco lo ha già costruito! Vuoi venire ad abitarlo?
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