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Perfezionati intrinsecamente

GOCCE DI SCRITTURA
L’Epistola agli Ebrei /9
Perfezionati intrinsecamente
(Eb 7)
Di Giuseppe Pandolfo
Nel numero precedente ci siamo soffermati sulla differenza e la superiorità del sacerdozio di Cristo rispetto a quello Levitico ed abbiamo sottolineato come il carattere di irreversibilità che viene dalla Resurrezione di Gesù sia, a nostro riguardo, la garanzia di quella perfezione e santificazione che non vengono dalle opere umane, ma da una potenza di vita indistruttibile.
Restiamo ancora in questo cap. 7 della Lettera agli Ebrei per approfondire alcuni dettagli importanti. C’è un’affermazione nel v. 12 del capitolo in questione, in cui l’autore accenna ad un cambiamento della legge determinato dal cambio del sacerdozio.
Essendo mutato il modo di divenire sacerdote, che secondo l’antica alleanza richiedeva l’appartenenza alla tribù di Levi, i cui membri erano comunque condizionati dalla morte, ed essendo sorto un sacerdote diverso (cfr. Eb 7,11) di cui Melchìsedek è una prefigurazione, ne risulta che anche la Legge, che era attinente al sacerdozio aronnitico, è mutata ed è stata sostituita perché incapace di perfezionare e dunque santificare.
La legge prescriveva infatti offerte e sacrifici che i sacerdoti dovevano offrire a favore di tutto il popolo, ma che non donavano la salvezza, in quanto la persona non veniva perfezionata interiormente e dunque l’espiazione dei peccati aveva soltanto un carattere estrinseco di purificazione. Ad esempio, il giorno dello Yom Kippur, ovvero giorno dell’espiazione, il sacerdote entrava nel santuario per offrire i sacrifici e intercedeva per il popolo, e una volta uscito dal santuario pronunciava su di esso la benedizione. Prima di iniziare il rituale, il sacerdote doveva anche osservare scrupolosamente una fase preparatoria di separazione in modo da purificarsi e non contaminarsi con altri peccati. Tutto questo viene dunque superato dal sacerdozio di Cristo, il quale, risorto dai morti, è stato reso perfetto non in virtù di sacrifici di purificazione estrinsechi, ma tramite l’offerta di sé stesso, ed in questo modo è andato oltre il velo, nel santuario del cielo (cfr. Eb 8,2), dandone accesso anche a noi. Nel momento del suo sacrificio Gesù, immacolato e innocente, ha perfezionato intrinsecamente in sé stesso la nostra umanità, offrendo la sua vita, lui che era senza peccato. Grazie alla Resurrezione, atto irrevocabile del Padre, la sua offerta è eterna e unica e si propone come strumento di perfezionamento e dunque di santificazione di quanti credono in Gesù.
Ebbene, se questo è vero, è utile per la nostra vita e il nostro cammino, meditare attentamente sul sacerdozio di Gesù, grazie al quale noi siamo santificati ed abbiamo accesso a Dio non per i meriti delle nostre opere o delle nostre personali offerte, ma credendo che l’intercessione del nostro Sommo Sacerdote Gesù sia capace di rendere queste nostre opere efficaci per la nostra salvezza.

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