Primavera Missionaria News. Dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
San Francesco Saverio minuto per minuto

Di Giacomo Manzo
Forse la maggior parte di noi, sia missionari che appassionati del Sangue di Cristo, non si rende veramente conto di chi sia stato San Francesco Saverio, il più grande missionario della storia con i suoi ben 80mila km percorsi negli anni, quasi 60 km al giorno, tanto da far sì che San Gaspare del Bufalo l’ha voluto come patrono e modello di tutti i Missionari del Preziosissimo Sangue. Ebbene, tenetevi pronti, perché seguiremo la sua storia in varie puntate*. La sua è una vita affascinante che la scia esterrefatti perché il suo zelo apostolico ha davvero dell’incredibile.
Francesco è un giovane della Navarra, un regno cuscinetto tra la Spagna e la Francia. Era nato nel castello di Xavier da una famiglia di piccola nobiltà.
A nove anni il padre morì e lui prese la tonsura, ma solo per evitare l’obbligo militare e non perché voleva farsi prete.
Difatti nel 1525 andò a studiare nella prestigiosa università della Sorbona a Parigi. Francesco era un tipo piuttosto mondano e ambizioso, desideroso di una vita di divertimenti e di onori. Ma all’università di Parigi studiare non era semplice perché gli orari erano pesanti, il cibo era scarso e poi si doveva vivere in alcuni collegi dividendo la stanza con altri studenti. Nel Collegio di Santa Barbara nella sua stanza ci sono due futuri santi: Sant’Ignazio di Loyola, molto più grande di lui e San Pietro Fabro, il gesuita che Papa Francesco ha indicato come modello di vita spirituale per tutti i gesuiti.
Con Pietro, Francesco Saverio diventa da subito amico, mentre con Ignazio assolutamente no, perché Francesco lo vede ridicolo e goffo. D’altra parte Ignazio, dopo la sua conversione e i suoi pellegrinaggi da mendicante, si era messo a fare lo studente in età avanzata e questo certamente non ne dava un’immagine di prestigio ed attraente. Tuttavia fu Pietro Fabro a rendersi conto di quale grande maestro spirituale fosse il suo compagno di camera Ignazio, tanto da confidargli la sua vita intima, compresi scrupoli e tentazioni, per farsi guidare spiritualmente. Non solo, ma allo stesso tempo, Ignazio si era reso conto delle capacità e potenzialità che si nascondevano in Francesco ed allora cominciò ad inventarsi varie strategie per attaccare breccia in lui. In questo Ignazio era un maestro! Lo cominciò ad aiutare non solo col prestito di denaro, ma anche mandandogli vari studenti dal momento che Francesco cominciava a racimolare qualche soldo insegnando.
Così quando poi Pietro lasciò l’università e tornò nella sua casa in Savoia, i due si ritrovarono soli e piano piano la vicinanza e la conoscenza si trasformarono non solo in stima, ma anche in un’amicizia spirituale che è forse rimasta come una delle più belle e più importanti della storia della Chiesa. I due si volevano davvero bene e Francesco coltivava una quasi venerazione per il più anziano amico Ignazio.
Tra l’altro Ignazio era finito lì proprio dopo la conversione avvenuta a seguito della ferita subita nella battaglia di Pamplona in cui lui stava dalla parte dei castigliani, pur essendo basco, mentre i fratelli di Francesco avevano combattuto dalla parte opposta e filofrancese.
Insomma i due erano anche collocati su due blocchi contrapposti in politica, ma nei disegni di Dio erano destinati ad unirsi per sempre. Ignazio, Pietro e Francesco passavano molto tempo insieme e parlavano del loro avvenire, sognando in grande la riforma della Chiesa e la diffusione dell’amore cristiano. Nel 1534 i primi sette compagni fecero i voti IL PIÙ GRANDE MISSIONARIO Scopriamo chi è un missionario. Tenetevi pronti per una storia che ha dell’incredibile!*
San Francesco Saverio minuto per minuto Eravamo tre amici all’Università…:
Ignazio, Francesco e Pietro 1ª puntata DI DON GIACOMO MANZO, CPPS di castità e povertà a Parigi (a Montmartre) e l’anno dopo Francesco fece gli Esercizi spirituali sotto la guida proprio di Ignazio. Si trattava di circa 30 giorni di silenzio e preghiera secondo il percorso spirituale che lo stesso Ignazio era andato sviluppando nel corso della sua vita. Francesco Saverio fu molto rigoroso nel farli tanto che si afferma che fece dei digiuni molti forti e che, per pentirsi delle sue ambizioni precedenti, poiché era stato molto vanitoso nel vincere tante gare di salto in alto a Parigi, allora decise di punirsi stringendo i suoi muscoli con delle corde. Lo zelo missionario non era evidentemente ancora ben canalizzato. Toccava ad Ignazio, suo maestro, dirigerlo nel senso giusto. Si trattava, infatti, di saper valorizzare proprio il suo carattere passionale ed ostinato, che poteva scadere nell’ira, ma anche diventare inarrestabile coraggio capace di affrontare le sfide più impensabili. Ignazio da buon maestro spirituale conosceva questa verità: che Dio opera proprio nelle nostre debolezze e che nei nostri limiti si nascondono spesso le nostre migliori potenzialità.
(1 – continua)
* I dati e i riferimenti della vita di San Francesco Saverio sono tratti dal libro di Giuseppe De Rosa, Gesuiti, Elledici, Torino 2006, pp. 91-124.
Editoriale

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