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San Giovanni Crisostomo

Nov 19, 2021 | L'angolo dei Padri

DI Enzo Napoli

Nel suo secondo Discorso sul povero Lazzaro, San Giovanni Crisostomo afferma che il ricco nonostante non abbia tolto nulla al povero Lazzaro, si dimostra nei suoi confronti come un vero e proprio ladro. Scrive: «infatti è un furto anche il non dare parte dei propri beni. Forse vi sembra stupefacente quanto affermo, ma non vi stupite: infatti, a partire dalle Scritture divine, vi offrirò una testimonianza, che dice come la rapina, la frode e il furto non consistono solo nel rubare i beni altrui, ma anche nel non dare agli altri parte dei propri beni».

L’Arcivescovo di Costantinopoli, dotato di una straordinaria conoscenza della Bibbia, a questo punto cita Gen 1,2; Mal 3,10;
Is 3,14 e Sir 4,1: «Non spogliare la vita del povero». Chi spoglia, spoglia i beni altrui. Infatti si parla di “spogliazione”, quando ci impadroniamo dei beni di un altro.

Da questo, perciò, impariamo che, se non facciamo l’elemosina, saremo puniti come i ladri. Il Crisostomo ribadisce e sottolinea quello che nei primi Padri della Chiesa è un principio fondante dell’etica sociale e cioè che l’uomo non è il padrone dei beni sulla terra ma ne è l’amministratore: «Infatti i beni sono del Signore, in qualunque modo li abbiamo accumulati: e se li daremo ai bisognosi, ne otterremo in gran quantità. Per questo Dio ti ha concesso di possedere più degli altri: non per sperperarlo nella lussuria, nell’ubriachezza, nelle gozzoviglie, nelle vesti lussuose e in altre mollezze, ma per dividerlo con i bisognosi». E quindi conclude con l’immagine del “collettore di imposte” e del “buon economo”: «Infatti come un collettore di imposte, qualora spenda a suo piacimento il denaro che gli è affidato e tralasci di distribuirlo a chi gli è stato ordinato, ne paga le conseguenze e va incontro alla morte, così anche il ricco è una sorta di collettore che riceve delle ricchezze da spartire con i poveri e che ha il compito di distribuirle ai suoi compagni di servitù nel bisogno. Dunque, qualora spenda per sé più del necessario, nell’aldilà andrà incontro a una pena gravissima. Infatti i beni che possiede non appartengono a lui, ma ai suoi compagni di servitù». Cosa fare allora? Che uso farne dei nostri beni? Crisostomo esorta così: «Siamo parsimoniosi, come se le ricchezze non fossero nostre. Solo così diventeranno nostre. Come saremo parsimoniosi? Quando non le impieghiamo per il superfluo e non solamente per le nostre necessità, ma quando le distribuiamo nelle mani dei poveri: se sei nel benessere e spendi più del necessario, dovrai render ragione delle sostanze che ti furono affidate. […] Hai ricevuto, ti è stato affidato più degli altri, non per spenderlo da solo, ma per diventare un buon amministratore [oikonomós] anche per gli altri».

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