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Spigolature da scrittori del novecento: Libero De Libero

Di Pierino Montini
Spigolature da scrittori del novecento
Scriviamo di Libero De Libero in occasione dei 40 anni dalla sua morte (1906โ1981). Non per proporre il necrologio, a noi interessa la persona a motivo dei suoi continui contatti con i Missionari del Preziosissimo Sangue residenti nella Casa di Missione di Patrica, prima della sua chiusura.
Nato a Fondi (LT), la famiglia seguรฌ il papร a Patrica (FR) per motivi di lavoro.
Giovanissimo trascorse un anno in un convento di Frati. Poi a Roma con le sue illusioni di libertร dal punto di vista politico, ma stimolante per i suoi progetti culturali: amicizia con Quasimodo, Accrocca ed altro. Ha scritto: Racconti alla finestra (F), Etranger (E), Romanzo (R), Solstizio (S). Ci riferiamo anche a Libero De Libero presentato dalla 16a Comunitร Montana. Cantori della Ciociaria (M), Proverbi (P), Testa (T).
ร bene dire che rimase per sempre carnificato in lui il sapore dellโacqua bevuta dalla fontana della Piazza principale di Patrica che, in quel periodo, il gesuita p. Secchi aveva contribuito a canalizzare dal monte Cacume. In quegli anni don Licinio Refice, autore di musica sacra, prendeva ispirazione dal linguaggio del vento che proveniva dalla Valle sottostante il Cimitero. Libero, invece, si ispirava affacciandosi alla piazza del paese, considerata un balcone spalancato sulla pianura del fiume Sacco e molto oltre.
Piazza ristretta ma propositiva, spintonante dentro un orizzonte in cui i colori mutano sempre.
Ad ogni alba e tramonto.
Mutevolezza e persistenza. Mutevole รจ lโesistenza degli uomini che ricercano un senso. Persistente รจ il Mistero che si dona agli uomini.
Libero รจ restato legato alla vita e alle persone del luogo, tanto da testamentare di essere sepolto a Patrica. Ma lo stesso luogo lo motivรฒ a cercare il senso di quellโOltre, sussurrato dalle albe e dai tramonti. I termini che usa al riguardo sono: viaggiatore (E, 107,131), forestiero (E, 40,102), prigioniero (R, 23), errante (F, 69), ospite (M, 33), naufrago (S, 58).
Una sintesi di tutto: ยซร un veliero la mia vita โ dallโinfanzia segnato sulla mano โ e lโร ncora sta dentro la terraยป (M, 29).
I suoi interrogativi fondamentali: perchรฉ siamo qui? (F, 106). Quali sono le domande eterne? (E, 122). Dove ci conducono la vita e la morte? (E, 123). Ospiti in questa vita, siamo in grado di scoprire il senso della storia personale?
(P, 75). Siamo come un fiume. Ogni fiume รจ richiamato dal mare e noi dal mistero. E come ยซal fiume non basta un richiamo โ per rifare la strada alla sorgenteยป (R, 62), anche a noi non รจ sufficiente il richiamo della nostra Fonte per ritornare ad essa. Non occorre un di piรน, ma attenzionarsi a quel richiamo. Lโatteggiamento di Libero non รจ quello incarnato dallโArsenio montaliano, che il poeta ligure traspone nellโimmagine di un uomo che cammmina lungo un muro dโorto, in bilico perchรฉ abbagliato dal sole. La scelta di Libero รจ distante anche dalle โlettere piene dโamoreโ scritte da Ungaretti al fronte. Libero รจ cosciente che gli รจ stato lanciato un โrichiamoโ entro un โdeserto crescenteโ (T, 17). Un deserto composito: le sabbie della Prima e della Seconda grande guerra… Il rischio? Essere sbattuti โcontro il recinto del nullaโ (R, 58). Allora, che fare? La sua ricercaโproposta รจ formata da tre stadi. Il primo: accettare quella che descrive come โla mia notteโ (T, 16) e sperimentare lโassenza della luce (certezza). Il secondo: riscoprirsi vivi nella notte, per un โviaggio nel buio per rifar luceโ (T, 19) e credere e sommettere nellโalteritร . Ogni tu รจ un mattino. Ogni tu รจ la scoperta di un โgiorno dentro il tuo muroโ (E, 143). Il terzo stadio: sapere che il mistero รจ incomprensibile. Ma anche insuperabile.
Ci chiediamo: fino a che punto โla rondine โ che cuce un desiderio con la spina โ del cardoโ (M, 9), il โbambino che rideโ (M, 40), il volo di un falco che rende โgrande il cieloโ (M, 32) non sono per Libero una questione di ricerca di senso?
โUna scintilla rimane nel vento โ che cerca il giorno dentro il tuo muroโ (E, 143).

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