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Tesori nel campo

di Federico Maria Rossi
The Oh Hellos
Ci sono motivi che ti entrano in testa e sembra non se ne vogliano andare. Alcuni sono fastidiosi, alcuni ti fanno compagnia, alcuni te li porti dentro come ritornelli di una gioia grande. E poi ci sono quelli che ti aprono mondi nuovi. Così mi è successo recentemente con Soldier, poet, king, che (in versione accelerata) è usato come sottofondo di molti video brevi su YouTube, Instagram e TikTok (solo su quest’ultima piattaforma, accompagna più di 110.000 video). L’ho sentita una volta: «Carina!», mi sono detto. L’ho sentita una seconda: «Carina davvero!». Poi una terza, una quarta — e mi sono ritrovato a canticchiarla durante le mie giornate. Allora l’ho cercata — e ho scoperto The Oh Hellos, il duo americano che l’ha composta, suonata e cantata.
Tyler e Maggie Heath, fratello e sorella, cominciano a cantare come duo nel 2011, scrivendo una canzone per il compleanno della mamma. Le voci si fondono bene, e insieme continuano a fare quello che Tyler aveva cominciato da solo: comporre musica buona, arrangiarla attingendo al folk americano e alla musica celtica, cucirci addosso testi profondi e lirici, contrapporre melodie luminose a parole che scavano nella difficoltà e nella tensione del vivere umano.
Il primo prodotto è un EP di sole quattro canzoni, ma Hello, my old heart viene passata sui canali radiofonici nazionali degli Stati Uniti. Il progetto successivo è più ambizioso: Through the deep, dark valley è un album intero. Secondo Tyler, non è un vero e proprio concept album, ma un album “narrativo”, in cui tutti i brani seguono uno stesso filone e cercano di mantenere una stessa linea narrativa, senza però quel chiaro sviluppo di “inizio-svolgimento-e-fine” tipico dei concept album più classici. L’album ha successo e spinge il duo a iniziare una serie di concerti dal vivo — per cui si avvalgono della collaborazione di numerosi strumentisti (arrivano ad essere in tredici sul palco!).
Questa crescita musicale si riversa nel secondo album completo che i due producono, Dear Wormwood. Se nel lavoro precedente guardavano al passato, questo disco è narrato “al presente”, da una persona che, passo passo, impara ad abbandonare una relazione soffocante. È la stessa dinamica che vive il giovane “paziente” di Malacoda (in inglese, appunto, Wormwood), giovane diavolo delle Lettere di Berlicche di C.S. Lewis, a cui i fratelli Heath si sono liberamente ispirati.
E Lewis, il grande scrittore cristiano, non è la sola fonte di ispirazione per i testi del duo texano: Tyler e Maggie attingono spesso, a piene mani, dall’immaginario ricco e fecondo delle Scritture. Entrambi cresciuti in ambiente cristiano, cercando di trovare qualcosa che potesse “risuonare in tutti” e che fosse “sincero”, hanno naturalmente usato il linguaggio della loro infanzia — quello delle storie bibliche. Non si definiscono “una band cristiana”, non fanno musica solo per cristiani — eppure i testi parlano di dominatori con la fronte ornata di spine, di faraoni e bimbi lasciati su un fiume, di Regni che devono venire (anche se non verranno in fretta), di voci piccole (come quelle che hanno parlato ad Elia). A volte il Nilo diventa il Rio Grande e i semi di senapa crescono in idee, a volte il paesaggio diventa quello di Arcadia, quello di Zeus e di Teseo, a volte ci mettono anche una goccia di chimica, che tiene viva la tensione, come sapone sulla superficie dell’acqua.
Ed è la prima volta che mi capita di vedere la Scrittura usata come lente e strumento per parlare della vita di ogni giorno, di ogni uomo, tralasciando un po’ il suo senso spirituale. Ammetto, a volte mi fa strano e mi chiedo se sia buono o no — ma i riferimenti non sono mai né volgari né banali e spesso aprono luci nuove, per chi ha la pazienza di seguirli, di scoprirli, di gustarli (partendo magari da Zephyrus, ultimo lavoro che conclude una serie di quattro dischi sui quattro venti cardinali). Lasciate allora riempire le vele della vostra immaginazione e delle vostre orecchie dalle melodie e dalle suggestioni di questo duo che “vuole mantenere la propria musica accessibile e universale” e che usa (Parola) e parole “on purpose”: per scelta — e con una direzione.
The Oh Hellos
Tyler e Maggie Heath, fratello e sorella, formano il duo The Oh Hellos, che fonde melodie orecchiabili e ben arrangiate, tra il folk americano e la musica celtica, a testi profondi e mai banali, dove le immagini della Scrittura abitano la quotidianità delle nostre relazioni, a volte difficili.
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