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Un principio di rigogliosa vita spirituale

Marco Lambertucci

1962-2022: 60 ANNI DALLA SVOLTA DEL CONCILIO VATICATICANO II

La testimonianza del Cardinal Enrico Feroci in occasione dei 60 anni del Concilio Vaticano II

«Ricordo le parole di Paolo VI ascoltate nell’udienza ai parroci il 1° marzo per l’inizio della Quaresima: “… dedicate somma cura alla conoscenza, alla spiegazione, all’applicazione delle nuove norme, con cui la Chiesa vuole d’ora innanzi celebrare il culto divino. Non è cosa facile; è cosa delicata; richiede interessamento diretto e metodico; richiede assistenza vostra, personale, paziente, amorosa, veramente pastorale. Si tratta di mutare tante abitudini, che sotto molti aspetti sono pur rispettabili e care; si tratta di disturbare i fedeli pii e buoni per proporre loro forme nuove di preghiera, che subito non capiranno…”. E le altre parole pronunciate proprio nella visita alla Parrocchia di Ognissanti per la prima messa in italiano: “… Che cosa stiamo facendo?”, si domandava il Papa e continuava… “straordinaria è l’odierna nuova maniera di pregare, di celebrare la Santa Messa. Si inaugura, oggi, la nuova forma della Liturgia in tutte le parrocchie e chiese del mondo, per tutte le Messe seguite dal popolo. È un grande avvenimento, che si dovrà ricordare come principio di rigogliosa vita spirituale, come un impegno nuovo nel corrispondere al grande dialogo tra Dio e l’uomo”».
A parlare è il Cardinal Enrico Feroci che, con ammirabile precisione, racconta e rievoca i ricordi del Concilio Ecumenico Vaticano II, iniziato l’11 ottobre 1962 e conclusosi l’8 dicembre 1965. Il porporato sottolinea che «il 25 gennaio 1959, mio primo anno di Seminario Maggiore, ho partecipato, insieme con gli altri seminaristi, alla chiusura dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani nella basilica di San Paolo, presieduta da Giovanni XXIII. Ricordo esattamente il mio posto, ricordo anche il brusio, il parlottare, la meraviglia sul volto di tante persone perché proprio in quell’occasione Giovanni XXIII aveva annunciato che avrebbe indetto il Sinodo per Roma, messo mano alla riforma del Codice di Diritto Canonico e soprattutto avrebbe indetto un Concilio. Smarrimento, esultanza, domande. Cos’è un Concilio? Cosa significa? Parola compresa solo negli ambienti spiritualmente preparati, dove si sentiva forte il desiderio di tornare alle fonti, alla Sacra Scrittura, alla tradizione e, contemporaneamente, di essere attenti a saper leggere, con gli occhi della fede, la storia del momento».
Sua Eminenza, ricordando proprio il giorno dell’inizio del Concilio, condivide che « l’11 ottobre 1962 quando le centinaia di vescovi convenuti a Roma da tutto il mondo sono entrati, processionalmente, provenienti dal portone di bronzo, passando per la piazza, nella basilica di San Pietro. Ero presente, c’ero! E una foto che ho ritrovato riprodotta sulla rivista del Seminario Regionale della Sardegna mi ha permesso di rivedermi (allora il Rettore del Seminario mi aveva inviato a fare da “caudatario” al Cardinale Giuseppe Ferretto, Cardinale-vescovo e quindi quasi ultimo nella fila) in prossimità di Papa Giovanni XXIII portato dai “sediari” sulla sedia gestatoria, sotto il baldacchino, i flabelli ai lati, le guardie svizzere in alta uniforme e tutto l’entourage della Casa Pontificia, entrare nella basilica di San Pietro per l’inizio del Concilio. Le trombe d’argento della guardia palatina squillavano dal balcone interno di San Pietro».
L’aspetto particolare che ha più affascinato il Cardinal Feroci durante quei giorni è stato proprio «vedere i Padri tornare a casa alla fine della prima sessione, l’8 dicembre 1962, con la certezza che fosse un Concilio fatto per… e non contro qualcuno! Il documento Conciliare sulla Sacra Liturgia, Sacrosantum Concilium, mette in risalto l’azione di Dio nei nostri confronti, tracciando chiaramente un cambiamento di prospettiva».
«Altro aspetto fondamentale» – continua Mons. Feroci − «è stato quello di far rimettere in mano ad ogni fedele la Parola di Dio, riconoscendo la dignità che ciascuno dei credenti ha nel rapporto con il Signore e sottolineando la ricchezza del sacerdozio battesimale che rende ogni fedele re, sacerdote e profeta». Infine, impossibile ricordare come «il 21 novembre 1964, alla chiusura della terza sessione del Concilio, Paolo VI ha proclamato Maria “Madre della Chiesa”. Tale e tanta fu la gioia che in seguito, divenuto responsabile del Seminario Romano Minore, ho fatto scolpire, a Lourdes, dal maestro Lancome una statua − da porre nella cappella del Seminario − di Maria che tiene per mano Gesù e gli insegna a camminare. È stata la certezza che il Concilio ci ha regalato. Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, è stata e sarà sempre colei che ci guiderà nei sentieri della vita. Con questa fede siamo cresciuti, con questa fede andiamo avanti nel servire il Signore».

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