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Un rosario prima della televisione

Di Domenico Barbati

Questo mese di maggio è veramente drammatico: la pandemia COVID 19 miete ancora molte vittime, la guerra fratricida tra russi e ucraini non accenna a fermarsi, i canali migratori per fuggire da guerre e violenze di vario genere si ingrossano continuamente. Quale antidoto possiamo proporre?
L’invito della Madonna ai tre fanciulli di Fatima è questo: preghiera e recita del Rosario. In mezzo a tanta pandemia può sembrare un consiglio fuori moda.
Eppure…
Ecco l’esperienza di un papà di famiglia. «Una volta ho voluto incominciare con mia moglie e i miei figli a dire il Rosario insieme. Una sera, dopo cena, feci la proposta. Sembrò subito che avessi chiesto chissà che cosa. “Volete che diciamo il Rosario insieme?” − dissi. Mia figlia Gabriella, di 19 anni, rispose subito: “Ho promesso a Gina di andare da lei. Papà, sono già in ritardo…”. Giorgio, il figlio più grande, 23 anni, rispose spiccio che non gli andavano le superstizioni, che lo lasciassimo tranquillo. Anche mia moglie cercò di dissuadermi: “Che cosa ti salta in mente? Vedi che metti lo scompiglio in casa con le tue idee originali?”. Restava Nicolino, il mio bambino più piccolo, di 9 anni. Spariti gli altri, gli chiesi: “Nicolino, non ti piacerebbe dire il Rosario con papà? Vuoi fare questo fioretto?”. Preso dal lato del fioretto, il bambino disse di sì. Così cominciammo, in due, io e il piccolo. Mia moglie rispondeva a tratti, dal cucinino, tra un rumore di piatti e di posate: era una risposta stiracchiata e, mi pareva, con una punta di dispetto.
La sera dopo non avevo nessuna voglia di rifare la proposta. Fu il piccolo che, a tavola, disse forte: “Papà, questa sera, preghiamo ancora insieme?”. “Temo di no” − risposi fermando il cucchiaio a mezz’aria − “Lo sai, Nicolino: la mamma deve lavorare… Gabriella esce e Giorgio non ne ha voglia…”. “Ma loro non capiscono nulla” − fu la risposta netta del bambino. Mio figlio Giorgio non si trattenne, mandò un’imprecazione al fratellino.
Intervenne mia moglie: “Vedi che cosa hai combinato? Altro che rosari. Se vuoi pregare, vai in chiesa, è a due passi…”. Gabriella, mia figlia, aveva abbassato la testa.
Dopo un po’, tornando dalla cucina, col vassoio della pietanza, mi disse: “Mi spiace, papà, di quel che è successo. Ma stasera posso stare a casa…”. “Non importa” − risposi io, un po’ innervosito. Gabriella non disse nulla. Ma quella sera non uscì di casa. Più tardi sentii che pregava con Nicolino, in camera. Rimasi stupito: abbassai il volume del televisore e mio figlio Giorgio fece finta di niente. Anche lui, come me, ascoltava la preghiera che
veniva dalla porta socchiusa. Così fecero, per alcune sere, Nicolino e Gabriella. Mia moglie, diceva: “Questi ragazzi, proprio non li capisco”. Una sera, fingendo di cercare qualcosa, mi avvicinai alla camera. Nicolino mi vide sulla porta e disse: “Papà, vieni anche tu a pregare con noi?”.
Spensi la pipa e mi inginocchiai nel posto che Gabriella e Nicolino mi avevano fatto tra loro. Ora recitiamo il Rosario tutte le sere, dopo cena, prima di accendere la televisione. Mia moglie aspetta a sparecchiare e Giorgio s’è comprato una corona che lui chiama “sportiva”: è un anello con dieci palline. Contando su quella, anche lui risponde. Lui la crede una sua scoperta. Non gli dico che da anni, guidando la macchina, io adopero il suo rosario “sportivo”».
Non sarà il caso di riprendere l’abitudine di tante famiglie, che un tempo si raccoglievano ogni sera per la recita del Rosario? Non sarà il caso di affidare
all’aiuto della nostra Mamma del cielo quanto noi non riusciamo a realizzare con i nostri sforzi umani?
Sperimentiamo con fiducia.

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