Primavera Missionaria News. Dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
Avatar, The Fabelmans e Glass Onion

Di Alberto Celani, CPPS
Cinema
Avatar – La via dell’acqua
di J. Cameron, con S. Worthington, Z. Saldana, S. Lang.
Siamo tornati su Pandora, con troppa gioia si era conclusa la prima avventura e ormai neanche la morte dei nemici ci può far stare tranquilli perché in questo amorevole futuro si possono sempre fare dei cloni e ritornare a continuare le proprie battaglie.
Jake, l’uomo trasformatosi in Na’vi, ha oramai una bella famiglia e quando la minaccia torna, decide di scappare per rifugiarsi presso un popolo nuovo: la gente dell’acqua (ovviamente sarà presto rintracciato anche lì). Siamo davanti all’ennesimo capolavoro estetico di Cameron, regista impeccabile, una dedizione al progetto di ben 12 anni (già solo per queste cose merita la visione). Che gioia rivedere il cinema pieno in ogni posto (e in giorno feriale), ma sulla storia non ci siamo.
Chi vi parla non è un grandissimo fan del primo film e soprattutto non è un grande fan del cinema 3D (bello tutto ma dopo un po’ gli occhialetti stancano, e le immagini per essere evocative non necessitano di uscire dallo schermo). Devo però ammettere che il primo film è stato qualcosa di eccezionale, Cameron non è uno che usa la tecnologia ma che le inventa, è un vero ingegnere cinematografico, sta sempre dieci anni avanti a tutti. La storia non era originalissima ma lo era il contorno e ne venne fuori un gran film. Qui si ha una ripetizione di temi quasi da perfetta sovrapposizione (prima è brutto distruggere le foreste, ora è brutto distruggere i mari), ma soprattutto la scrittura si impigrisce su cliché fintamente profondi: i giovani salvano i vecchi, disubbidire fa bene, il ribelle è sempre l’eroe non capito. Sì sì, certo, ci emozioniamo tutti, ma davvero le cose stanno così? Dubito. Detto ciò la portata kolossal del film va decisamente premiata, avevamo bisogno in tempo di crisi di un grande film in sala che riempisse di nuovo i cinema
Voto CinemaScopio: -7
Cinema
The Fabelmans
di S. Spielberg, con G. LaBelle, M. Williams, P. Dano.
Un bambino americano di famiglia ebrea scopre, grazie alla mamma pianista e al geniale papà ingegnere, l’amore per il cinema. Un amore a prima vista che conduce tutta la vita di Sammy alla ricerca del potere dei film, a volte spaventoso, di raccontare la realtà. È un romanzo di formazione completamente autobiografico, Spielberg racconta sé stesso e la sua famiglia attraverso lo pseudonimo dei Fabelman. È bellissimo che all’inizio è Spielberg stesso che ringrazia noi spettatori per essere accorsi in sala a vedere il suo lavoro più personale. Un film di una bellezza immaginifica straordinaria, con interpretazioni di Williams e Dano sopraffine, ma spesso non siamo degli ottimi narratori di noi stessi e anche Spielberg è caduto in questa trappola
Di questo film mi porto dietro alcune immagini di rara bellezza come il bambino che usa le sue mani come schermo cinematografico, le immagini del campeggio e altre ancora.
È strepitoso crescere in maestria insieme al piccolo Sammy che impara passo passo i trucchi del mestiere, un percorso affascinante. Ecco, forse io avrei preferito questo tipo di introspezione, quella invece strettamente familiare è, secondo me, monca, piatta. Spielberg è troppo coinvolto nella sua storia per leggerla con “redenzione”. Un film che, forse, avrebbe beneficiato di qualche tempo maggiore di decantazione nella scrittura.
Voto CinemaScopio:7 –
Cinema
Glass Onion – Knives Out
di R. Johnson, con D. Craig, J. Monáe, E. Norton.
Nel pieno della pandemia una serie di gente famosa è invitata su un’isola greca da un ricchissimo imprenditore loro amico, stranamente fa parte della ciurma anche un noto detective. Il magnate vuole intrattenersi con una classica “cena con delitto”, peccato che poi il morto ci scappa davvero. Secondo film sul detective Benoit Blanc, stesso ritmo, ironia e colpi di scena, ma… come molti gialli non necessita di aver visto anche il primo capitolo. Secondo me un film inferiore al primo per la innumerevole presenza di “atti di fede” che si devono compiere per far sì che la storia funzioni. Se però si decide di spegnere un attimo il cervello, il divertimento è assicurato.
Insomma, dei tre film visti questo dovrebbe essere quello inferiore, ma non è così. Glass Onion è tutto ciò che promette di essere e anche qualcosa di più, un intrattenimento davvero di qualità.
Perché dico che la storia si basa su degli “atti di fede”? A parte il finale che si commenta da solo, a parte la totale implausibilità di tutto ciò che concerne la Gioconda, resta al centro di tutto che quel gruppo di amici proprio non ci convince, non nella loro diffidenza di oggi, ma anche alla genesi del loro gruppo quando erano giovani e sconosciuti. Ultimo punto riguarderebbe il miliardario ma sarebbe spoiler. Detto ciò buona visione buon divertimento (senza filosofeggiare troppo).
Voto CinemaScopio: 7
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